Leandro Piantini per Salvatore Martino
![]() La metamorfosi del buio
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autori: | Salvatore Martino |
formato: | Libro |
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Caro Salvatore
Finalmente le scrivo. Ho rimandato perché non sapevo bene come scriverle.
Premessa necessaria: non si aspetti grandi cose, so di esprimere un’opinione personale che, credo casualmente, prende avvio dalla sua poesia. Che io trovo di ottima fattura. Mi pare di averle detto una volta che il suo versificare è capace, lo sento capace, di esprimere tutto, nel senso che è uno strumento pressoché perfetto, duttile, adatto al genere lirico, narrativo, argomentativo ecc. Lei è bravissimo, e non lo scopro certo io.
Il problema per me viene se penso a che destino ha, a chi si rivolge una poesia come la sua. Magari ci sono tanti lettori esperti, capaci di “sentire”, di apprezzare la sua poesia come me, ma poi? A che serve una poesia così matura, così ricca e musicale, che sa usare la parola della nostra lingua nel solco della nostra grande tradizione, e che tale tradizione sa continuare e rinnovare, rinverdire?
Io insomma credo sia una posizione poco condivisa - penso che la poesia non interessi più a nessuno, o a pochissimi, e che il suo peso sociale e civile sia pressoché inesistente. E dunque un’opera realizzata con l’impegno, linguistico e culturale, con cui lei la realizza, sia un dispendio di energia creativa destinato a non trovare ascolto, a non trovare udienza! Se invece venisse usata in un contesto teatrale, in un film, accompagnata dalla musica, forse in tal caso mi ricrederei. Insomma la lettura solitaria di un bel libro di poesia come il suo lo sento operazione equivoca, anzi, meglio, che parte col piede sbagliato perché il “pubblico della poesia” non esiste più. Ma prima esisteva? Io penso di sì.
So di essere entrato in un terreno scivoloso e pericoloso, e temo che le mie opinioni siano un fatto personale. Forse nate dal motivo che io non scrivo più poesia - ho pubblicato tre libri - e da una decina d’anni faccio soltanto il critico letterario, quasi solo di narrativa.
Dunque le ho detto quello che sento. Leggo pochissima poesia d’oggi, e quasi sempre non mi piace.
Anzi mi fa molto arrabbiare. L’ultimo poeta italiano che ho amato è Caproni, non sopporto Milo De Angelis, Magrelli, Lamarque, il primo Viviani - la “parola innamorata”. Non parliamo poi del profluvio di poeti e potesse che ci hanno inondato negli ultimi anni e che non sanno nemmeno tenere la penna in mano.
La settimana scorsa ho parlato alle Giubbe rosse della poesia di Montale, il poeta che preferisco. Io ho molto amato la poesia ital. del 900, fino a Luzi e Caproni. Proprio oggi pensavo a una poesia di C. Rebora, “Dall’immagine tesa”, che a leggerla mi fa sempre venire i brividi.
Però voglio mandarle due miei libri di versi, in fotocopia perché sono esauriti.
E mi scuso per il lungo sfogo. Alla prossima occasione, un affettuoso saluto
Leandro Piantini
8 aprile 2013
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Leandro Piantini (poeta, saggista e critico letterario) collabora con il periodico «L’Indice dei libri del mese» di Torino e conduce un corso di scrittura creativa presso il Circolo Arci “Raffaello Andreoni” di Firenze; negli ultimi anni ha svolto un’intensa attività di conferenziere e presentatore di libri in svariate sedi culturali sia di Firenze che della Toscana e, dal 2004, è nella giuria del Premio “Pisa”.
Suoi testi (articoli, recensioni, liriche) sono apparsi non solo sui quotidiani «Paese Sera» e «il Giornale» di Indro Montanelli, ma anche sulle riviste «Paragone», «La Rassegna della Letteratura italiana», «Forum Italicum», «Il Ponte», «Nuova Antologia», «Studi Filosofici», «Linea d’ombra», «Il Cristallo», «Caffè Michelangiolo», «il Portolano», «Erba d’Arno», «Interpretazioni», «Quasi», «Collettivo R» e «Salvo imprevisti».
Ha pubblicato saggi su Giovanni Verga, Federigo Tozzi, la narrativa toscana del Novecento, Cesare Zavattini, Vasco Pratolini, Vitaliano Brancati, Carlo Cassola, Luciano Bianciardi, Pier Paolo Pasolini, Paolo Volponi, Furio Jesi, Goffredo Parise, Gianni Celati, Anna Maria Carpi, Luigi Baldacci, Jorge Luis Borges, Arthur Schnitzler, Albert Camus.
Ha tenuto corsi e seminari sulla letteratura italiana del Novecento per i Comuni di Firenze, Empoli (Firenze), Scandicci (Firenze), Sesto Fiorentino (Firenze), San Casciano (Firenze), Greve In Chianti (Firenze), San Miniato (Pisa), Prato e Chianciano Terme (Siena).
Nel 1999 ha contribuito come poeta, recitando propri componimenti, alla manifestazione “Scuole di lettura in biblioteca”, organizzata dal Ministero dei beni culturali presso la Biblioteca nazionale di Firenze.
Fra i suoi numerosi studi, sono usciti in volume i due qui di seguito menzionati: Presenza di Tozzi nella cultura italiana del primo Novecento, Liviana Editrice, Padova, 1970; Io e Van Gogh. Zavattini e il sogno di un film, Nuova Edizioni del Gallo, Roma, 1991.
Ha dato alle stampe tre raccolte di versi: Il duello, prefazione di Giovanni Raboni, Edizioni dell’Erba, Fucecchio, 1997, con il quale ha vinto il Premio “Giuseppe Giusti” a Monsummano Terme (Pistoia) nel 1999; Tempo che verrà, Florence Art Edizioni, Firenze, 2001, che (presentato presso la Fondazione “il Fiore” e nell’ambito di “Novecento — Pianeta Poesia”) è stato finalista al Premio “Viareggio” nel 2002 e si è piazzato secondo al Premio “Pisa” di quell’anno; Cinquanta sonetti, Edizioni del Leone, Spinea, 2007.