M. Daviddi per F. Alborghetti
![]() L'opposta riva
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autori: | Fabiano Alborghetti |
formato: | Libro |
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Fabiano Alborghetti, “L’opposta riva dieci anni dopo”. Recensione di Massimo Daviddi su acpnet.org
Negli ultimi anni, la poesia di lingua italiana ha espresso una forte consapevolezza civile, cogliendo mutamenti che hanno investito il senso di appartenenza alla comunità, la perdita di valori condivisi, la violenza domestica: la migrazione, nei destini dolenti di persone giunte sulle sponde italiane. Il lavoro eccellente di Fabiano Alborghetti, parte dalla fisicità del mondo, capace di una pietas antica e un’osservazione che allarga l’orizzonte del nostro cammino, la sua prospettiva. Nel transito poetico, Alborghetti tiene ben fermi questi poli determinando una coralità che narra le ferite della vita, le esistenze invisibili: un gesto che è stare con, dare nome, rimemorare. Nei lavori precedenti, ricordiamo qui “L’opposta riva” 2006, “Registro dei fragili, 43 canti”, 2009, l’incursione nei mondi dove la violenza trova ampi spazi di azione, era ricondotta con tenacia a una testimonianza essenziale, diretta, senza sconti. Il testo che riprende il titolo del 2006 - in aggiunta la sequenza temporale di un decennio - amplia di fatto una Spoon River rivolta ai viventi: “ogni poesia è una voce, ogni voce una storia. Tutte le storie non raccontano solo una vicenda, quella della migrazione, ma un periodo storico, il loro e il nostro”, scrive l’autore. Cruciale, a mio avviso, è il tema dell’origine, soglia poetica fondamentale per lo sguardo di Alborghetti e per tutto il suo paesaggio poetico. “… Là vivevo: e segnava un punto impreciso/ Per questo non capisci: tu mi vedi ora / non prima/ con la voce che ha già perso. / Ma che voce rimane nella distanza? …”. I 60 testi, ci parlano di questa sospensione irrisolta; nominandola, un passo si puo’ fare per sentirsi uniti nella stessa riva.