M.A. Molinari su Babel di Gazzino
![]() Babel - oms, feminis e cantonîrs
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autori: | Lucia Gazzino |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Babel (Oms, Feminis e Cantonîrs) ) di Lucia Gazzino
Verona, marzo 2011: le poetesse presentano i poeti. In quel consesso letterario ho avuto il piacere di conoscere e ascoltare per la prima volta i versi di Lucia Gazzino rimanendone folgorato.
Era la prima volta in cui un poeta riusciva a emozionarmi nello stesso modo recitando in dialetto e in italiano. Avvertii chiara la sensazione di essere catapultato in un mondo parallelo ma costante, uno spazio oggettivo in cui restavano immutati il vigore e l’intensità delle parole!
E’ dunque con grande curiosità che mi sono avvicinato al suo nuovo “BABEL – oms, feminis e cantonîrs” e la sua lettura non mi ha deluso, regalandomi ampi spazi di vera poesia.
Babel è un libro che incanta parlando la lingua delle lingue, quella della poesia, della riflessione, della memoria, degli affetti, della natura, della denuncia, della relazione con la realtà attraverso il passato. L’opera di Lucia Gazzino scorre in 3 tempi diversi: Fûr, Dentri e Ator (Fuori, Dentro e Altrove) ma idealmente queste sezioni vivono collegate attraverso il filo del ricordo.
“Jentrâ te tô anime / sgarfâ tai tiei viers / instupidî lis lagrimis / su fuies di rôl rose /…..biel che ti cjareci / e tu mi cjarecis / su la stesse tiere (Entrare nella tua anima / frugare fra i tuoi versi / stordire le lacrime / su foglia di quercia rosa /… mentre ti accarezzo / e mi accarezzi / sulla stessa terra – par Pier Paolo Pasolini/per Pier Paolo Pasolini pagg. 10-11). Babel inizia con 10 versi dedicati al Maestro Pier Paolo Pasolini, di cui Lucia ha tradotto alcune opere friulane in lingua inglese, attraverso i quali si entra d’incanto nell’essenza del libro, Principio, Percorso, Prossimo: le origini condivise, la necessità della strada con la quale sviluppare le proprie emozioni, il traguardo come eterna proiezione futura. L’opera è un ritratto di vita in alternanza tra passato e futuro, un condensato di strade tutte abilmente percorse per rinnovarsi nel suono e nella sostanza.
La lettura di Babel mi ha chiamato fuori dagli schemi classici e le estrapolazioni del suo libro (riportate qui di seguito) mi hanno obbligato a inserire delle “note” sotto ogni segnalazione. (chiedo a Lucia di perdonare questa mia atipica forma di commento…)
Fûr – Fuori :
A sbrissin i vistîts lizêrs / sbregâts, dismembrâts / de aghe sgonfle di otubar. / …La ultime olme / des lôr scarpis pesantis / sul to cûr / e vergulis blu / e lavris blu / e muse cence voi / e aghe, aghe / i tiei ultins vistîts lizêrs. (Scivolano gli abiti leggeri / strappati, smembrati / dall’acqua gonfia di ottobre. / …L’ultima impronta / delle loro scarpe pesanti / sul cuore / e lividi blu / e labbra Blu / e viso senz’occhi / e acqua, acqua / i tuoi ultimi vestiti leggeri. – Blu/Blu - pagg. 14-15).
E sono i versi di vestiti morti, stracci di una cronaca ormai senza colore, grigia e non nera perché quasi senza evidenza, come i lividi blu che del colore ormai non hanno quasi nemmeno il ricordo.
Braurose la rose / no tradîs, come i oms; / des stagjons no si umbrîs / ni di un frêt aiar di vierte / e continue il so cjant intal profum de vite. (Orgogliosa la rosa / non tradisce, come gli uomini; / stagione non teme / e neppure un freddo vento tardivo / perpetua il suo canto nel profumo della vita. – pagg. 20-21).
E l’aria ha il sapore puro della natura incontaminata - contrapponendosi alla falsa natura umana - una panica essenza confezionata dai sensi, una scelta coraggiosa per scartare la direzione dimenticando la relazione.
Cidine e ven jû la rosade, / inte gnot di grîs e lusignis / e sbrisse vergognose in gotis d’arint / sul cuel, sul pet, sul grim mulisit…/ ..une vele di vêl pronte bande il destin / e un linçˆl blanc bagnât de rosade / di un amôr lontan. (Silenziosa scende la rugiada / nella notte di grilli e lucciole / scivola timorosa in gocce argentee / sul collo, sul seno e sul grembo morbido… / ..una vela di velo pronta verso il destino / e un bianco lenzuolo madido di rugiada / di un amore lontano. – Gnot di Sant Zuan/Notte di San Giovanni - pagg. 26-27).
E’ una carezza leggera, un palmo delicato che ti lambisce con i versi, una luce in proiezione, un sentimento intriso nel senso della ragione.
Dentri – Dentro :
Undis agns cence di te / tu mi cjalis, / e no tu mi cjalis plui. / Mi mancje / cjarece che sfuee / la pôre come / blave sprecolade te gnot, …mi mancji io / cuant che tu mi mancjis tu. (Undici anni senza di te / mi guardi / e non mi guardi più. / Mi manca / carezza che sfoglia / la paura come / grano sgranato nella notte, / … mi manco io / quando mi manchi tu. – Pari o pai/Padre o papà - pagg. 32-33).
Un numero mai muto, una cifra senza tempo, un pensiero, un momento… L’ennesimo stato di assenza quell’assenza così viva nella mancanza.
… No ai savût continuâti / i miei colôrs, / a jerin difarents, difarents i insiums / e difarente la mê anime… (Non ho saputo continuarti / i miei colori / erano diversi, / diversi i sogni /e diversa l’anima… – Mari/Madre - pagg. 34-35).
Un aquilone, il suo volo senza violenza, la sua naturale leggerezza, sono io sembra dire Lucia, sono te, sono stata, sono madre d’ogni senso, sono Madre senza una sola figlia…
Una cjariese par me / una cjariese par te / lis ultimis di jugn / une par om / o vorès spartî, / o vorès maraveâ la nêf / cuntune lune rosse / disêgnant un cercli / intal cîl / nît dal pinsîr… (Una ciliegia per me / una ciliegia per te / le ultime di giugno / una ad una / con te vorrei spartire / vorrei stupire la neve / con una luna rossa / disegnando un cerchio / nido del pensiero… - pagg. 42-43).
Lucia lascia che l’immagine cresca ad ogni parola, ti conquista inconsciamente fino a depositarsi nello proprio stupore. Avvolge il nostro tempo con la sua profonda arte poetica in un abbraccio infinito, un dono esclusivo, un regalo ad ogni suono.
Ator – Altrove :
Leimi tai voi / i viaçs pal crêat / la che stelis e nûi / somein cori suntune / linie: la stesse… (Leggimi negli occhi / i viaggi del creato / dove le stelle e le nuvole / sembrano correre su / un’unica linea… - pagg. 84-85).
Guardami! Ho chilometri di cielo dentro i miei occhi senza bugia, ho miliardi di battiti pronti a ripetersi nell’infinito del mio tempo senza menzogne, ho minuti in abbondanza per regalarti la prossima illusione…
“prime lis feminis e i fruts” / trinceis umanis / cjavai di Frisie, / di gjambis e braçs / e piel e sanc / e sbrendui di nuie / nissune regule / te tô scuele di muart / nessun diu / nissun om. (“prima le donne e i bambini” / trincee umane / cavalli di Frisia, di gambe e braccia / e pelle e sangue / e brandelli di niente / nessuna regola / nella scuola di morte / neppure un dio / neppure l’uomo. – Beslan 2004- pagg. 94-55).
Quanti respiri, quanti sospiri, quanti vampiri… Rivivere l’orrore del ricordo è maledire per sempre la violenza, ricordare è sopravvivere per sempre, scrivere è denunciare un “dio” minore (non autore) e una razza mai abbastanza inferiore.
Om pissadôr / te puce di comut / tu ciris il vin tal carton / il plui scart / … In sierade tu sbrissis / sul asfalt e bausâr / tu contis di incidents mortâi / cavariant cul to alcul / l’amì, il nemì, la femine, / la amante di ogni dì… / … anestesie pal dolôr / gote a gote / la tô vite e svampìs… (Uomo orinatoio / nell’odore di latrina / cerchi il vino in cartone / il più scadente …/ D’autunno scivoli / sull’asfalto mentendo / incidenti mortali / nei deliri dell’alcol / il nemico, l’amico, la moglie, / l’amante dei tuoi giorni…/ … anestetizza il dolore / goccia dopo goccia / la tua vita evapora… - Or/Margine - pagg. 96-97).
Alcol di piscio, nebbia di vino, minzione senza patria o famiglia. E’ un autunno continuo in questo viaggio dalla fine anticipata, quanto dolore, quanta rassegnazione in questa anima di uomo annegata negli escrementi di una avida vita.
Babel è un davvero un grande “Piccolo Rosso”, un libro nel libro, un libero libro.
Maurizio Alberto Molinari