Mario Buonofiglio per Luigi Cannillo
15.07.2015
Galleria del vento
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autori: | Luigi Cannillo |
formato: | Libro |
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Luigi CANNILLO, Galleria del vento, La Vita Felice, Milano, 2014
Nel testo d’apertura che dà il titolo all’intera silloge, Galleria del vento, collocato all’esterno delle quattro sezioni (L’ordine della madre, 12 segni, Il rovescio del corpo e Berliner), Luigi Cannillo si sottopone a un esperimento, descritto come un incidente automobilistico; in questo senso, si tratta di un vero e proprio crash test (o), perché attraverso la scrittura l’autore mette alla prova la tenuta del suo “io” nel momento dello scontro frontale contro la realtà; all’interno della galleria del vento l’io si frantuma in atomi di ricordi, sottoposti alla forza del vento fortissimo e proiettati all’indietro nello spazio e nel tempo, mentre gli oggetti e le cose, 5 reggendosi solo sulla memoria, oscillano allo stesso livello dell’io azzerando la sovraesposizione del soggetto e democratizzando le sequenze dei ricordi. La galleria del vento è dunque (usando un termine informatico) una macchina virtuale all’interno della quale il soggetto simula gli effetti destabilizzanti di un’accelerazione esistenziale che va incontro alla «potenza del vuoto». L’ioCannillo misura così i dati, i ricordi, la tenuta del proprio io (si auto-analizza) nel momento dell’esperienza estrema (che coincide con la morte della madre). Galleria del vento è un test(o) elegantemente antilirico: i versi non si stabilizzano mai su sonorità e immagini eccessivamente liriche; tuttavia, è un test(o) che tende (per volontà dell’autore) a non interrompere completamente l’atmosfera lirica e che, a livello ritmico, non vuole frantumare definitivamente la misura tradizionale dell’endecasillabo, verso prevalente all’interno dell’intera silloge – infatti, già in questo test(o) d’apertura gli endecasillabi canonici, con ictus di 4a o 6a, sono 6 su tredici versi complessivi; e (a conferma della tenuta sostanziale dell’endecasillabo) solo due “segmentazioni” ritmiche superano la misura limite delle undici sillabe. Nella silloge Galleria del vento i temi portanti e trasversali sono quelli della natura residuale (quel che resta della realtà), del vento (Cannillo vuole connotare la galleria del vento scientificamente, dice) e del vuoto (interpretabile anche in chiave psicologica, «Dobbiamo andare, vieni, / ci ha fatto strada e stende / una notte senza mattino / Così il tempo che ci seguiva innocuo / accelera e sorpassa verso il vuoto»): la realtà esterna è rappresentata sempre attraverso dei residui della natura (o oggetti domestici che «anticipano il lutto» all’interno della sezione di “snodo” L’ordine della madre); il vento che, tra le mura di casa, non è che «l’elica del cucchiaio immobile», è sempre presente; infine, ora che la madre è assente, in quel vuoto causato dall’assenza, Cannillo-figlio fa i conti con il proprio passato (l’ultima sezione si intitola Berliner ed è indicazione esplicita di una Heimat culturale); è un’esperienza estrema nella quale viene misurata anche la tenuta del proprio corpo (nella sezione Il rovescio del corpo) durante l’accelerazione prodotta nel corso dell’esperimento test(o). Che ci sia, nell’intera silloge Galleria del vento, un tentativo di calcolare la valenza emotiva (sentimentale, se vogliamo) dell’esperienza è evidente infine anche dalla presenza della sezione i 12 segni; i simboli zodiacali sono anch’essi delle formule di una legge generale («un segno che governi imparziale») in un universo frantumato e senza costanti, sintetizzato in maniera intrigante nella galleria del vento, nel quale (reggendosi su un semplice articolo indeterminativo) «un capitano naviga il destino». (Mario Buonofiglio)