Marisa Papa Ruggiero per Annamaria Ferramosca
![]() Ciclica
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autori: | Annamaria Ferramosca |
formato: | Libro |
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Su rivista Levania, n.3, dic.2014
Annamaria Ferramosca , Ciclica, La Vita Felice, Milano, 2014, 91 pp.
Ciclica appartiene a quella classe di libri che appaiono scritti dalla forza motrice della parola. Una parola che annuncia se stessa trovando da sé la strada che la induce energicamente ad essere, «da sé facendosi luce» (pag. 29), ed espandersi in profondità ed estensione nelle corde empatiche del lettore «annodando / i cesti della fiducia con antiche dita» (pag. 49).
Ci sono libri che nascono da una Ferita. Da una Ferita aspra e densa, più antica di noi, che sgocciola sangue sulla pagina, ma una ferita, anche, traboccante di «umori fertili che premono sulla fioritura» (pag. 70) dichiarata in ogni ciclica rigenerazione, in ogni rifondazione.
Ci sono libri che appaiono scrittida questa voce fecondante che avanza inarrestabile, come spinta da un soffione sotterraneo incontro all’evento-scrittura sulla pagina. Un incontro che non può che essere un continuo nascere, a sé e agli altri, un ri-nascere che partecipa dinamicamente alla catena germinante e relazionale delle creature nella comune memoria spirituale, sociale, antropologica: l’impianto etico inteso a saldare, in modo unitario, atmosfere e figure, l’ancoraggio ontologico bene in vista nella struttura testuale.
La parola poetica, per Annamaria, è paradigma di incontro reale tra i suoi simili e tra i diversi, è una parola fondante che fa leva sulla forza intrinseca di una civile passione che chiama ad alta voce, che invoca, annuncia, si infervora, che esige riscontri non approssimativi in un’ottica comune di solidarietà e di giustizia, riscontri «impazienti di alzare il velo su ogni sillaba» (pag. 21); una parola mai risentita, colma, invece, di fiduciosa indulgenza, portata ad assecondare la spinta conoscitiva della intelligenza scientifica - sua alleata da una vita - affinchè risuonasse armonicamente accanto alla sensibilità propria dell’artista. E non sorprende che è il linguaggio il punto di forza di questa scrittura personalissima che gestisce il poetico come un campo magnetico in continua lievitazione, sentito, non a caso da Annamaria come atto sacrale, totalizzante. Le parole spiccano il volo, vestono accensioni smaglianti, complesse, ricche di tensioni ritmiche, metamorfiche; le immagini, densamente evocate dai temi da sempre cari alla poetessa si snodano l’una all’altra con la esuberanza di sorgive trepidazioni, con le inevitabili ansie di riscatto e di liberazione, con le problematiche aperte a nuove interrogazioni, a nuove strategie di lotta con i suoi aneliti di verità, con le sue risonanze metafisiche.
L’opera disegna poeticamente strutture di accerchiamento figurali e simboliche intorno a nuclei semantici fortemente rappresentati per farli confliggere in aperta tensione formale e psichica ben distanti da certa prassi intrisa di sterile letterarietà, con la consapevolezza che non basta dire, non basta pronunciare, ma occorre attivamente disporsi a tentare altri limiti per far avanzare l’esperienza molteplice delle passioni, le piccole grandi indagini di verità individuali.
Marisa Papa Ruggiero