Note per “Ciclica” di Annamaria Ferramosca
![]() Ciclica
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autori: | Annamaria Ferramosca |
formato: | Libro |
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Questa nuova opera di Annamaria Ferramosca allude continuamente al fluire della vita. Il mondo entra nel libro con la stessa forza con cui il libro, nello scrupolo di comunicare con un linguaggio profondo, eppure mai criptico, entra nel mondo. Uno sguardo, potremmo dire, adeguato a un’identità poetica meticciata, accogliente, aperta alla realtà e pronta a lasciarsene attraversare.…L’autrice affronta così, con pochi tocchi simbolici e semantici che continuamente si richiamano, la grave questione del sud come parte offesa del mondo e su questa consapevolezza s’innesta un’utopia possibile, che è prima di tutto capacità di reindirizzamento dell’occhio e della voce.
Alessandra Paganardi ( ott.2014, prox. pubbl. su Il Segnale)
Gioca immediatamente a carte scoperte Annamaria Ferramosca nei primi versi di Ciclica: “Scelgo mi piace e condivido / soltanto se / la posa non è teatrale” è già una dichiarazione di intenti, una necessità di comunicazione vera, profonda, che si rivolge ai valori e non alle apparenze, “dimmi se chiami per conoscermi o solo / per riconoscerti”, dimmi che cosa cerchi e perché lo cerchi. Non è un rifiuto della contemporaneità, tutt'altro, anzi la lingua di Annamaria Ferramosca la fa propria, conia neologismi, utilizza il linguaggio dei social network e dei files, ma proprio grazie a quella lingua così attuale esprime il rifiuto della frammentazione in bisogni secondari, preferendo piuttosto decomporre tutte le domande in unità-base, avanzare per capire a piccoli passi, in modo da cogliere frammenti della sostanza primigenia da cui siamo costituiti, cercare “nel mosaico la mia tessera /di terra cruda”, consapevole di seguire “le vie del dis-incanto che / vorrebbe dal caos ritornare stupore”.
Francesco Tomada ( giugno 2014,prox pubbl. su L’almanacco del ramo d’oro)
Ciclica appartiene a quella classe di libri che appaiono scritti dalla forza motrice della parola. Una parola che annuncia se stessa trovando da sé la strada che la induce energicamente ad essere: “da sé facendosi luce” (pag. 29), ad espandersi, dunque, in profondità ed estensione nelle corde interne del lettore.
Ci sono libri che “nascono” da una Ferita. Da una Ferita aspra e densa, più antica di noi, che sgocciola sangue sulla pagina, ma una ferita, anche, traboccante di “umori fertili che premono sulla fioritura” (pag. 70) dichiarata in ogni nuova rigenerazione.
…La parola poetica, per Annamaria, è paradigma di incontro reale tra i suoi simili e tra i diversi, è una parola fondante che fa leva sulla forza intrinseca di una civile passione che chiama ad alta voce, che invoca, annuncia, si infervora, che esige riscontri non approssimativi in un’ottica comune di solidarietà e giustizia.
Marisa Papa Ruggiero ( sett.2014, prox. pubbl. su Levania)
Il cerchio è elemento che riporta al femminile, all’utero, alla grotta, ma che nella poesia di Ferramosca acquisisce un valore sacro, civile. Vi è tutta una circolarità in questa poesia, come in quella precedente di Curve di livello e di Other Signs, Other Circles. È soprattutto una circolarità essenziale di uomini e donne raccolti intorno al fuoco, nella condivisione del pasto, del racconto, della poesia («un tempuscolo rovente che accenda/ la permanenza stabile del coro/ torremadre inattaccabile dove/ le lingue si traducono solo sfiorandosi»). Ferramosca sfida la curva del tempo, la piega fino a farci toccare la comunanza dell’essenziale, l’essenzialità del graffio, dell’incisione sulla pietra. In questi testi la poetessa sembra soffermarsi e riflettere sul linguaggio come suono della bellezza, come luce del senso prima ancora che come logos capace di definire e razionalizzare.
Luca Benassi (Almanacco Punto, puntoacapo, 2014)