Novità poesia - Enza Armiento - Terra mala
26.11.2014
![]() Terra mala
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autori: | Enza Armiento |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Si viaggia, gente, dentro alle vostre viscere. Dentro all’intestino dell’essere umano. Perché la vera chiave di lettura di questo libro è l’uomo. Noi. Ossia te. Più precisamente tu.
Queste poesie sono come quella macchina che fa i duplicati delle chiavi, toglie quello che non serve con precisione millimetrica. Pagina dopo pagina ti toglie tutte le ipocrisie figlie dei finti bisogni del nostro tempo e resti tu, nudo, essenziale e pieno di tagli, capace di aprire la porta del tuo mondo.
Vi avviso che si corre il rischio di restare con una testa in mano. Verosimilmente la vostra.
Si corre il rischio di rendersi conto che siamo, un po’ tutti, «mercenari e morti» di questo tempo di mezzo che è la fine di un’epoca, l’agonia del capitalismo. Sono anni che «bestemmiano e gorgogliano». Sono anni che assieme faranno un periodo storico di transizione. E questa, forse, è l’unica certezza che abbiamo ora, a volerlo capire. A volerlo comprendere.
Questi anni sono una puerpera morta che comunque darà alla luce un figlio. Orfano di quell’umanità che messa di fronte a se stessa non coincide con niente, nemmeno con la sua singolarità.
Terra mala ha il coraggio di non essere un libro facile. È un libro autentico. Rientra in quella letteratura capace di restituire uno sguardo d’insieme sulla morte della nostra vita e sulla vita della nostra morte. Perché a fare certi viaggi si corre il rischio di diventare figli di se stessi.
Raffaele Niro
su bellissime architetture umane
sono poggiate le costruzioni del niente
a scambi ionici anche le convinzioni d’amore
come assiomi di cielo sciogliamo
noi eterni spiriti di infinite molecole e baci
il lamento degli agnelli non guardiamo
è ovvio
il dolore uccide
non lo diciamo
*
a cosa possono servire le scarpe ai morti?
Nelle mura bucate dalle pallottole
come morbidi pani di malattia
sono arrivati filamenti sottili di carni
si sono infilati, filiformi
negli spacchi delle case
al vento
i capelli dei bambini hanno fatto boom
Piccoli cuori disseminati
a campi di grano sul pane
senza scarpe non potete andare, sparano
da ogni dove arrivano compromessi di pace
deflagrano anche le stelle e cadono
su di voi che come noi
abbiamo un dio
ma ancora tace
*
cosa potrebbe aggiungere
una lode alla vita, mi chiedo
o la morte sottrarre
a chi meno di niente ha ricevuto
Con mestizia un bacio è preludio
il vivere su fili è regola di cammino
e l’espiazione è per un tocco di mano
passata su acque stagnanti di pianto
a smuovere un credo saldato in punti d’ossa
zoppe
Tante sono le volte che si cade
si gioca poste sempre più alte
per parole ad inganno
consegnati e resi
tanto si è
vuoti a perdere
*
paura
mia abiura padrona insaziabile
con tremore fissi lingue al palato
con spilli fai orditi, maestra di ricami
una palpebra, l’altra
buchi, tiri
con fili chiudi
a punto a croce le bocche
storte, gli occhi
imploranti, non scampi strade infuocate
neanche una prefica
o un tempo che ci allenti dalla morsa del vivere
e vivendo amando
salvando, dannando o staccando
dalla pelle del demonio scaglie di infinito stare
incerto è l’andare
tra tremule fiamme