Novità poesia - Lo scatto della lucertola di Tiziana Marini
![]() Lo scatto della lucertola
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autori: | Tiziana Marini |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Titolo significativo Lo scatto della lucertola.
Diceva Jim Morrison in The celebration of the Lizard: «Io sono il Re Lucertola e posso fare tutto». È il riferimento al viaggio iniziatico della poesia.
È il mito dell’artista che non muore mai e, come la lucertola, animale anacronistico superstite del diluvio che ha estinto la sua specie, è forse, tra gli esseri viventi, il più capace di sopravvivere ad un prossimo diluvio, capace di opporre la sua incrollabile fiducia ad un futuro di distruzione e morte.
La poesia di Tiziana Marini è concreta, tangibile, senza ricercatezze stilistiche o inutili virtuosismi, «senza rintocchi e drappeggi», come dichiara lei stessa in un suo componimento. Vita e morte, macrocosmo e microcosmo, natura e interiorità, i palpiti segreti dell’anima distillati in versi di raffinata sensibilità ed estrema semplicità sono le caratteristiche della poesia dell’autrice.
Divisa in tre sezioni (Tutto il cielo sotto, L’epica distanza tra le foglie, Alfabeto ascensionale) la raccolta presenta vari motivi che fin da una prima lettura suscitano l’interesse del lettore.
dalla prefazione di Sabino Caronia
Dalla sezione TUTTO IL CIELO SOTTO
Tutto il cielo sotto
Una curva dopo l’altra nella salita al punto estremo
scende una ruota rotta, i tornanti
mi incrocia al passo fermo della pioggia.
Dondolare, dunque sul punto messo alle parole
sul vertice più alto
lassù, fra le piccole croci degli uccelli
fino a un prato senza lati, tremendo.
E tutto il cielo, tutto il cielo sotto.
Torno alla pietra madre
Non gira più la strada intorno a questa casa antica
di pietra viva, viva da sempre, viva oltre noi e più degli ulivi.
Conduce altrove come il vento
o un ramo
o una ruga di fiume.
Per altre strade, torno alla pietra madre
per essere pietra tra quelle pietre
e mordere la terra tutto intorno come cibo
eucarestia d’amore
unica forma di un destino dato
che separa
finché diventa me e io, lei.
Dalla sezione L’EPICA DISTANZA TRA LE FOGLIE
L’ultimo raggio
Sopravvivendo
benché di vetro
l’ultimo raggio
magnifico
prima della sera
vedrai quello che io vidi
in quella luce
dal mare all’entroterra.
Lo stesso cielo
la stessa solitudine
che provammo appena nati.
Tenacemente
restano le cose
s’incarnano
e il colore hanno dei cipressi
inclinati e imperfetti.
Teoria dell’assenza
Una neve così non l’avevo mai vista.
Atomi e atomi incalcolabili di freddo e di gioia
erano fioriti sulla ghiaia e sul tuo cappotto.
Eri un albero con le scarpe nella spuma.
Ero il vento che liberava i tuoi rami con la mano.
Chiusi la porta alle tue spalle e morì l’ultima brina
viva prima di sciogliersi e che faceva vivo il cielo.
Teoria dell’assenza. È sempre l’universo meno qualcosa
la grandezza di un ricordo.