Novità poesia: Luigi Cannillo - Galleria del vento
22.02.2014
![]() Galleria del vento
|
|
autori: | Luigi Cannillo |
formato: | Libro |
prezzo: | |
vai alla scheda » |
L’esperienza del distacco dalle cose è la necessità della maturazione, del passaggio in un secondo tempo della vita quando una voce ci parla più sommessa, senza urlare e ci chiede uno sguardo più aperto, capace di abbracciare anche la morte, di darle una forma e un nome meno terribile. Il tema della perdita, allora, non può che essere declinato nell’altro, ben più vasto, della condizione destinale delle creature, fatta di meteore che attraversano improvvisamente la vita e la illuminano brevemente della luce di una verità postuma.
Ecco allora delimitato un atlante di direzioni riconoscibilissime: sono i regni di competenza dei “dodici segni”, in cui la meditazione poetica perviene a delineare, con immagini e simbologie, i limiti e gli splendori di un agire per estrema ratio, bastante a se stessi, ai propri rischi mortali.
Il senso del corpo, sembra essere restituito nella pienezza controllata della parola, e dall’ordine con cui la memoria prova a ridisegnare i luoghi dell’incontro, il partecipare nuovamente dell’evento ma questa volta nella luce malinconica – eppure più giusta – di ciò che essenzialmente è avvenuto e che ora ancora rimane.
dalla prefazione di Sebastiano Aglieco
dalla sezione L'ordine della madre
Abbiamo suddiviso a bassa voce
la farina del presentimento
Il compleanno coltiva
sulla tavola fiori coraggiosi
ma il profumo si inchina
a un vento sconosciuto
che incrina la casa da dentro
Poi semina dal dolce
i vetri sul cammino
E stacca dal chiodo il mantello
ci precede oltre la soglia
Dobbiamo andare, vieni,
ci ha fatto strada e stende
una notte senza mattino
Così il tempo che ci seguiva innocuo
accelera e sorpassa verso il vuoto
Hai separato la porzione, la briciola
hai soffiato come ogni anno sulla luce
ma quel respiro già si avvita in tempesta
dalla sezione 12 segni
I
Primo fuoco che brucia
anche il braccio di chi regge la torcia
fiamma che osa mordere il vento
Desiderare come fascio di legna
precipitando in cenere
Videro passare nel cielo
un ariete alato, il mantello
in faville dorate nell’aria
Inseguendolo in viaggio
ho scardinato forzieri
e sperperato il tesoro
ho imparato e dimenticato ogni lingua,
la passione accesa rapida
come pagliaio, subito lontana
Reduce riporto sulle spalle
la superficie del prodigio
i bagliori del manto accendono
i germogli di grano per la semina
Sono già nel mare di spighe,
già nella falce della mietitura
dalla sezione Il rovescio del corpo
Cerca il mio corpo sulla carta
come se il tempo veramente
si fermasse sull’arco delle righe
L’alfabeto lascia traccia
di una forma naturale, la ritrae
ma il foglio non riflette a specchio
come curvano i gesti e le stagioni
Guarda, ora sono nel passo
che si avventura fuori, nel tocco
che ti sfiora e si disperde
Tutto è assegnato al corpo
pronto alla fuga, alla sua lingua
inquieta che si deposita e alimenta,
perfino il suo esilio sulla pagina
L’essenza si rovescia sulla carta
ma brilla sul polso di chi scrive