Novità poesia: Mia Lecomte - Intanto il tempo
Intanto il tempo
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autori: | Mia Lecomte |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Prefazione di Gabriela Fantato.
Mia Lecomte da molti anni esplora le azioni di uomini e donne che agiscono nelle zone di confine, cammina intorno alle possibilità che i linguaggi, unendosi, hanno di non far precipitare la realtà in uno sfascio insanabile. La democrazia con cui dà il via a questo nuovo libro non è una parola, non soltanto, ma il salto improvviso verso la conoscenza. In termini di pura energia si tratta di liberare le grammatiche a uso dei bambini, perché questi possano piegare il paesaggio alla loro idea dei colori. Ecco, proprio in mezzo a queste tinte pure e sature si misura l’odore dei pastelli e della carne innamorata in tutti quei gesti che quotidianamente lasciamo andare, mentre Mia trattiene tutto nelle sue parole, quelle che producono calore anche soltanto descrivendo l’apertura di una scatola di pomodoro. E dunque si capisce bene come l’universo può essere pulito proprio nei suoi recessi microscopici, e dato che la realtà è una serie di onde e particelle che tutto possiedono meno che una misura, sembra inutile tentare di uscirne. Tanto vale concludere che basti un pomeriggio per togliere la polvere.
Nel sistema della poesia non c’è differenza fra piccolo e grande. Un giorno è bastevole perché faccia esistere il giorno successivo, e così via. Fra i mobili dell’Ikea e gli anelli di Saturno che differenza c’è? C’è che una poetessa come Mia è capace di istruire sul sorvolo delle lune di Giove come si trattasse di una partita a biglie. La semplicità della sua materia ha il fascino di una valigia preparata con cura, ma senza perdere tempo. Tutte cose adeguate perché la sua poesia lasci perdere la chincaglieria oggi in uso (ma i più ingannevoli sono certi presuntuosi giovinetti), e per smetterla una buona volta con i travestimenti. […]
Mia riesce a dirci che siamo noi a voler far esistere la poesia (“molto poesia”) a ogni costo, contrastando l’allontanamento delle cose, la loro voglia di svanire. La sua scrittura ci parla di un tentativo (certamente riuscito) quasi figurativo perché si trovi un equilibrio tra voglia di sparire e capacità di restare al mondo, soprattutto degli oggetti. Gli oggetti che spesso ci permettono una consistenza, un sentirsi tridimensionali e pieni di qualcosa in mezzo al caos del tempo e della materia. Ecco, in Intanto il tempo, fuori dalle integrazioni, tutto questo c’è. E funziona. E lavora.
dalla postfazione di Elio Grasso
Dalla sezione "Democrazia dell’ordinario"
Diploma
La bambina che scrive poesie
si accende tra gli ultimi banchi
con tutto l’inchiostro
la gomma sbriciolata un elastico
scivolato dal biondo la bambina
sai scrivo poesie ci dice
e colora gli occhiali sul naso
gonfia il nome con le piume arrossate
libera le grammatiche, un miracolo
piccino picciò, libera il dolore
in bell’ordine nell’astuccio di raso
poi si piega ad allacciare il passaggio
quattro stringhe da un intero destino
e così quando rialza la testa
la bambina che scriveva poesie
è già un’altra si dimentica oramai
di affinare il suo lapis sorride
e spegnendosi non dice più oltre
non si accorge
Dalla sezione "Kloe o l’intermittenza della materia"
Funamboli
Quando ritorneranno bipedi
dovranno ripensare alle formule
per convergere su tracciati reciproci
appaiati speculari a se stessi
valutarsi in due ipotesi analoghe
due di tutto,
occhi e mani
con il resto,
se quaggiù quel
che è solo viene meno
vive appena sopra il filo sospeso
ma atterrato barcolla
è già perso in un nuovo equilibrio
si confessa
Dalla sezione "Dediche ritrose"
Genomi
a Irina e Marianne e Alexis, una domenica
Gira attorno alla prima luce
della stanza quest’innocenza
fragile intorpidita nel meissen
tutti i capelli due passetti laccati
riverbero di un oriente domestico
il calco della ragazzina olimpica
si erge maestoso sotto il ponte
pietra lucida per salvare il mondo
con la coda e le ballerine alate
mentre il cane di stracci la lecca
lei scocca la sua semplice freccia
l’accattone ne individua la fuga
con assiomi sillogismi e algoritmi
carica le sue barre di plutonio
sulle spalle di un robot d’oltremondo
fa come farebbe ogni bambino
al suo posto lo costringe a volare
riconverte l’energia in pensiero
e pretende per il bene e il male
che a chiarire l’errore sia Dio
Dalla sezione "Della buonanotte"
Raperonzolo
Da questa finestra faccio la mia casa
con tutto quello che potrebbe essere
alle mie spalle dentro la sagoma di
una vera casa che non si stagliasse
verticale all’origine ma abbandonata
lungo il piano domestica non tutta
sguardo da un solo pertugio proprio
qui in cima da cui disfo e rifaccio
treccia per treccia la casa vera
quale sarebbe alle mie spalle
portefinestre
ceste di zoccoli, galosce, ombrelli
una chaise longue col cappello fiorito
lui che rientra per levare il caffè
lei che riporta i biscotti sul prato
la tartaruga procede sicura
nell’orizzonte al livello del tempo
disfo e rifaccio intrecciando la casa
alle mie spalle rifaccio e disfo
mentre giù in fondo si perde in un’ombra
quello che in alto è sembrato
***