Novità poesia: Piero Marelli \"Jaufre Rudel - Amor de terra lonhdana\"
![]() Jaufre Rudel
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autori: | Piero Marelli |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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(Amur de paes luntan)
introduzione di Edoardo Zuccato
testo provenzale a fronte
testo italiano in appendice
Jaufre Rudel è famoso innanzitutto per un episodio narrato dalla biografia antica (Vida), dove si narra del suo amore per la contessa di Tripoli (identificata da qualcuno con Melisenda, figlia del re Baldovino II di Gerusalemme), della quale avrebbe sentito parlare da alcuni pellegrini di Antiochia, e di cui si sarebbe innamorato e per la quale avrebbe cominciato a comporre canzoni senza averla mai vista. Per riuscire a vederla, secondo la Vida, Jaufre si fece crociato e partì per l’Oriente. In viaggio si ammalò e fu portato a Tripoli dove, morente, fu condotto dalla contessa. In un ultimo slancio vitale, dopo averla a lungo immaginata, riuscì così a vederla e stringerla tra le braccia «per la prima e per l’ultima volta, nella realtà». Originario della Saintonge, della sua vita è certo che abbia avuto rapporti con Alfonso Giordano di Tolosa e con Ugo Bruno VII di Lusignano. Partecipò alla seconda crociata.
C’è un’amicizia di vecchia data fra provenzali e dialettali. Marelli scrive nella lingua di Verano Brianza, una delle mille facce del milanes arius, il milanese del contado. La qualità orale della parola dialettale assume in Marelli la forma del poema drammatico o del testo teatrale vero e proprio. Le traduzioni da Jaufre Rudel costituiscono, però, un momento di pausa sul versante teatrale a favore di quello lirico strettamente inteso. Siamo di fronte a traduzioni d’autore, a testi che aspirano a una propria autonomia benché all’interno di un sostanziale rispetto dell’originale. Queste versioni brianzole ci costringono a vedere un aspetto dei provenzali che la tradizione dominante ha occultato, ovvero la loro concretezza materica e il loro realismo. [...] siamo di fronte a “traduzioni d’autore”, a testi che aspirano a una propria autonomia benché all’interno – va detto subito – di un sostanziale rispetto dell’originale. Ma proprio questo è il punto forse più sorprendente di tutta l’operazione: per diventare poesie autonome, le versioni di Marelli non hanno avuto bisogno di sfigurare l’originale. Bravura dell’autore, certo, ma anche un esito reso possibile dalla natura delle due lingue in gioco, come può notare chiunque facendo un confronto con altre traduzioni in italiano. Lungi dall’essere un’operazione di erudizione raffinata e vacua, queste versioni brianzole ci costringono a vedere un aspetto dei provenzali che la tradizione dominante ha occultato, ovvero la loro concretezza materica e il loro realismo. È una Provenza che sarebbe piaciuta a Pound e che piacerà di sicuro un po’ meno a quei molti che ne hanno fatto la capostipite di una concezione formalista della letteratura. [...]
Rudel è un archetipo del poeta lirico amoroso di formidabile evocatività melodica. Nelle sue versioni, Marelli ha avuto un giusto occhio di riguardo per la musica, privilegiando la vitalità melodica e ritmica rispetto alla regolarità formale (sarebbe molto facile trasformare i suoi versi in endecasillabi, inserendo magari anche le rime). Il risultato è una musicalità scorrevole ma non sdolcinata, vivace e varia nel passo e sempre molto espressiva:
Maester de cantà, maestrìtt
e ôlter inturna a mì:
prâ e giarditt, piant e fiûrelìtt,
ariètt, dulz carègn, zìful d’üsèj,
denter ’na tenerina vöja d’ariéta növa.
E tanti e semper. Gioja nuéla e generusa
che ciapa mì e gnient ôlter pôrta gudüria
che ’stô ben câr, tegnü püsé del vif.
A una traduzione non si può chiedere di più.
dalla presentazione di Edoardo Zuccato
No sap chantar qui\'l so non di,
Ni vers trobar qui\'ls motz non fa,
Ni conois de rima co\'s va
Si razo non enten en si.
Mas lo mieus’ chans comens’ aissi:
Com plus l’auziretz, mais valra
Se canta no sènza bèla müsega
né tröva puesia chi raspa a casàcc paròj
o vör fa rim sènz savè e capì
l’anema denter de lûr scundüda.
Ma la mia cantàda inscì cumencia:
’scultéla a lûnch, la vararà püsé.
Non si può cantare senza bella musica
né trova poesia chi gioca parole a caso
o compone rime senza sapere e comprendere
l’anima nascosta in loro.
Ma il mio canto così incomincia:
ascoltatelo a lungo, avrà più valore.