R. Caddeo su Frisa
![]() Ritorno alla spiaggia
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autori: | Lucetta Frisa |
formato: | Libro |
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Rinaldo Caddeo, nota di lettura a Ritorno alla spiaggia.
In «L’immaginazione», 257, settembre-ottobre 2010)
Il libro di Lucetta Frisa un ritorno che non è solo e semplicemente il viaggio della memoria verso ciò che è stato, ma un approssimarsi a qualcosa che esiste e chiama nella sua familiare alterità, un ossimoro di lontananza e di intimità, di estraneità e di appartenenza, tutto giocato in una sapiente varietà polifonica, in una partitura leggera e vibrante di toni diversi, con momenti ora lirici, ora narrativi, ora quasi aforismatici.
Ciò che sorprende e ammalia in questa scrittura poetica, che spesso tende ad un andamento poematico, volutamente variegato e frammentato, è proprio l’osmosi naturale (cioè per nulla costruita e cerebrale) ma sapiente, tra i temi affrontati ed il linguaggio adottato.
La presenza/assenza della madre è la stessa fluidità e ambivalenza della scrittura e del mare, superficie e profondità, parola e vita, ricordo che affiora e sparizione abissale.
Il richiamo alla figura della madre è infatti sempre doppio: da un lato segna l’origine, dall’altro la separazione, la quale non significa oblio, ma domanda. E nei versi di Lucetta Frisa appaiono spesso lampi interrogativi, domande improvvise dai toni quasi fiabeschi o infantili, che paradossalmente illuminano la pagina trasmettendo, al di là del loro candore o apparente ingenuità, un senso profondo di vertigine. Ad un movimento catabatico corrisponde spesso uno anabatico e viceversa: aria e terra, terra e aria, “fonemi inferi e ariosi” si alternano o si confondono laddove vengono meno le normali coordinate spazio-temporali.
Il ritorno alla spiaggia è determinato non solo dalla volontà di ri-conoscere, ma di conoscere ulteriormente; non è approdo che pacifica o che consola, bensì necessità ontologica, ricerca di sé nell’Altro, disponibilità a ricordare il proprio sogno segreto e smarrito: “non ho che il mio sogno e non me lo ricordo/ oh il sogno che iniziò con te”.
È questa la sapienza della soglia, di cui parla Gabriela Fantato nella nota critica al volume: la zona liminare tra parola e silenzio, tra terra e mare, tra ciò che sappiamo o crediamo di sapere e ciò che è oltre, dentro o fuori di noi, quella dimensione ancestrale che tutto accumuna e diventa visione mitica: “In un certo attimo dicono che tra sera e notte/ si vedano di colpo tutte le isole/ tutti gli arcipelaghi e le sponde della terra/ ma senza luci e velature/ una massa informe dietro l’orizzonte/ o davanti”. La poesia di Lucetta Frisa ci porta in questo margine di luce e di ombra con una grazia rara, una levità quasi magica, nella consapevolezza che proprio su questa spiaggia, su questa linea di confine estremamente variabile e oscillante c’è “una materia ignota” che da sempre ci attende e ci chiama.