Rita Pacilio per Annamaria Ferramosca
![]() Ciclica
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autori: | Annamaria Ferramosca |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Ciclica – La Vita Felice, 2014
di Annamaria Ferramosca
Annamaria Ferramosca, nella raccolta di poesie edita La Vita Felice, 2014 dal titolo Ciclica, frequenta, con maestria stilistica, l’inevitabile groviglio del senso della vita: il movimento/sommovimento dell’essere, la sua ramificazione, la rinascita, la disperazione, la consapevolezza delle scelte, la morte, le ri-conversioni sono rappresentate, così come dagli artisti del primo novecento, in cerchi concentrici che simboleggiano la spirale in cui il panorama delle passioni e di tutti gli elementi legati all’uomo, sgorgano e si riproducono quasi come fossero legati dallo stesso nucleo/cellula. Il nodo tematico che mette in contrasto l’animo interiore fa confessare il bisogno di argomentare un sangue denso … un oceano che trascina … la tenerezza degli urti le gratitudini. L’autrice ne celebra il ciclo metaforico e metafisico in maniera verticale, risolvendo in modo speranzoso e pacifico il conflitto universale in esso racchiuso e in modo sotterraneo ricreando le vicende, ascoltando i luoghi, le terre, dialogando con le piante sul balcone come se queste potessero dire, ripetere, sentire. La percezione delle cose del mondo fa pensare a uno scavo profondo, meticoloso, al superamento degli elementi dell’acqua, del fuoco, della terra, dell’aria: infatti, sono i nostri cinque sensi che possono essere capaci di fare poesia in modo architettonico e possono generare processi di esplorazione, rivelazione, studio psico-linguistico. Il viaggio, inteso come corpo poetico in movimento (Rousseau), e sapere che il mondo, caotica scatola, ci contiene, è un’esperienza di arricchimento e di fiducia; per questo motivo il lettore si ritrova a far conoscenza diretta con la visione cosmogonica che diventa sempre più incalzante dalla prima sezione Techne, fino all’ultima, Ciclica, passando per Angelezze e Urti gentili.
Dalla sezione Techne
scelgo mi piace e condivido
soltanto se
la posa non è teatrale se intravedo
il capo rasato sotto la pioggia
la stanza fiammeggiare
allontanarsi il punto cieco
l’urto mi chiedi l’urto ma
sei virtuale un’ipotesi una
finestra sul vuoto poi non so
quanto davvero vuoi
farti plurale
dimmi se chiami per conoscermi o solo
per riconoscerti
chiami chiami dai tetti
da eccentriche lune chiami da
nuvole pure dal basso chiami
voce di fango che mi macchia il petto
segna la fronte pure
si fa lacrima cristallo che
taglia il respiro
stiamo come in un rogo a far segni attraverso le fiamme
malferme sagome stordite da mille nomi
la lingua disartícola e l’audio
sarebbe comprensibile soltanto se
intorno il rumore attutisse
se fossimo
puro pensiero silenziopietra
statue serene dal sorriso arcaico
ai piedi un cartiglio e
————————-lampi negli occhi
trasporto in files
tutte quelle diapositive ormai pelle da macero
impallidite in pile
forme disperse disperate da deportare
in fili d’aria files
un laser ti trafigge inesorabile
ti copia-incolla eri
così smagrito avevi
occhi di pianto e sorridevi
la postura inchiodata dal clic non sapevi
di accecarmi
il tuo respiro per anni conservato
in raccoglitori di plastica
concluso
per quali occhi salvato il tuo calco?
per quale tempo del riepilogo? del senso?
chi svelerà il mistero di un sorriso etrusco?
tutto quel sole sulla pelle
e il cuore in ombra
per chi ancora resistere durare ancora
di dura fine
————-fine hard disk
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