Roberto R. Corsi per «L'in/cubo di Rubik» di Vincenzo Lauria
16.08.2025
![]() L'in/cubo di Rubik
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autori: | Vincenzo Lauria |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Tre poesie da “L’in/cubo di Rubik” di Vincenzo Lauria (La Vita Felice). Poiché il titolo chiama in causa un oggetto di culto della GenX, il rischio è di finire col parlare della mia adolescenza (eterna*) ma soprattutto di cercare una eccessiva rispondenza tra “funzionamento” del libro e leggi matematiche del cubo magico. In realtà l’opera di Lauria ha una sua genesi autonoma che, è vero, parte dalla paronomasia del titolo-oggetto, ma poi si sviluppa secondo regole interne: le sei lettere di INCUBO si espandono in altrettanti vocaboli (Indovinarsi, Nottetempo, …) in una sequenza di sei titoli ribattuta 9 volte, col finale (Onirismi 9, la cui chiusa gnomica non spoilero) che li raggruppa nuovamente in un acrostico spurio. Dentro questa griglia l’io mette in versi il proprio perdersi, consapevole già dalla bella apertura che una soluzione al cubo sarà impossibile senza che la spontaneità umana si muti in algoritmo (in IA?). Una márqueziana “resa annunciata” dell’umano, sul cui piano peraltro si intende fermamente permanere. Perno del libro è dunque – piuttosto che una impervia omogeneità di facce/colori (che pure esplodono, copiosi ma irregolari) – la percezione dell’incubo (dell’io poetante, non di Rubik!): incubo onnipervasivo che dall’oggetto-cubo (nel suo tutto fisico e allegorico: parti, movimenti, esiti) va a toccare la dimensione individuale, collettiva, relazionale. Va notata la gestazione almeno decennale del lavoro, apprezzato già nel 2015 da Liliana Ugolini (ed è commovente ritrovarla). Stilisticamente, la cifra di Lauria è da sempre caratterizzata dal forte ricorso alla paronomasia e al ludus (per citazione, falso derivativo, tmesi etc.) ma sa all’occorrenza ritirarsi in slanci meno filtrati dalla tecnica, più lirici.
*il libro – e te pareva! – ha avuto anche l’effetto di farmi tornare a giocare al cubo, sul tablet, con parecchio amarcord, ma questa è appunto un’altra storia…
**nel fare il post su Instagram l’ho accompagnato con “Cube” di Mysia, un gruppo di musica strumentale elettronica, veneto se non erro, che amo molto. Il brano risale però al 1995, un po’ più in là degli splendori del cubo di Rubik. Pensavo il brano fosse stato ispirato dal famoso escape-film “cube” di Vincenzo Natali, impossibile, lo anticipa di due anni (il film è del 1997).
https://youtu.be/MFc76Nmcnlk?si=Mo23qvs15B3f2KiJ
Indovinarsi 1
La disputa dei colori
nel tentarne un risolutivo allineamento
racconta un divenire alterno
l’incastro di facce:
finestre/quadri nell’infinito prospiciente
in successioni di bellezze disarmanti.
Cronaca di una resa annunciata:
vittoria del marchingegno sull’ingegno.
È l’elemento – disgregato dall’insieme –
figura a margine dello scomposto gioco,
dado privato della magia del numero
lanciato per andar fuor di sé.
Onirismi 2
Nel dormiveglia
la punta conficcata pulsa in gola
e il sangue è inchiostro del più grave errore.
Camminerai di notte tra facce impietrite
ti nasconderai tra le righe
nei tremiti di nuove rovine
volterai le spalle a te stesso
pur di cambiare colore
rubabandiera
l’orrore.
Nottetempo 6
Da te rifuggo
come in un’insensata corsa all’indietro.
Mi riprendo dopo il venir meno
e nuovo riaffiori.
Così, per aver compreso essermi parte
mi riavvicino
scorgo d’angosce il fondovalle
e mi precipito nel precipitarti.
Siamo e questo è il punto
nel non volerci siamo
qui, per uno stesso incubo
senz’ombra di risveglio.
https://youtu.be/MFc76Nmcnlk?si=Mo23qvs15B3f2KiJ
Indovinarsi 1
La disputa dei colori
nel tentarne un risolutivo allineamento
racconta un divenire alterno
l’incastro di facce:
finestre/quadri nell’infinito prospiciente
in successioni di bellezze disarmanti.
Cronaca di una resa annunciata:
vittoria del marchingegno sull’ingegno.
È l’elemento – disgregato dall’insieme –
figura a margine dello scomposto gioco,
dado privato della magia del numero
lanciato per andar fuor di sé.
Onirismi 2
Nel dormiveglia
la punta conficcata pulsa in gola
e il sangue è inchiostro del più grave errore.
Camminerai di notte tra facce impietrite
ti nasconderai tra le righe
nei tremiti di nuove rovine
volterai le spalle a te stesso
pur di cambiare colore
rubabandiera
l’orrore.
Nottetempo 6
Da te rifuggo
come in un’insensata corsa all’indietro.
Mi riprendo dopo il venir meno
e nuovo riaffiori.
Così, per aver compreso essermi parte
mi riavvicino
scorgo d’angosce il fondovalle
e mi precipito nel precipitarti.
Siamo e questo è il punto
nel non volerci siamo
qui, per uno stesso incubo
senz’ombra di risveglio.