S. Contessini per A. Vetuli
![]() (In)difesa umana
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autori: | Alessandro Vetuli |
formato: | Libro |
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(In)difesa umana, LVF 2013
La forza inaudita della difesa umana, frugata nei recessi della coscienza di chi, per l’immaginario collettivo, coscienza non ha. Forza inaudita del potere immaginifico che racconta quello che non si sa, che espone emozioni e sentimenti di chi ha subito brutalità. È questa l’offerta che Alessandro Vetuli si è impegnato a consacrare nel suo dire poetico. Proposta singolare che sfida le singole coscienze a superarsi, che chiede conto del carattere di ognuno dei lettori che si accostano alla silloge.
L’accadimento personale, che impressiona coscienze e diviene fatto sociale per efferatezza e assurdità, viene celebrato con la taumaturgica essenza della poesia. La narrazione dell’evento diviene trasposizione creativa dello stesso, interpretazione di realtà che porta a esprimere la coscienza dell’artista. È questa il valore aggiunto più pregnante, lente deformante che propone ed espone una vista altra, un’osservazione che suggerisce all’osservatore di acuire la visione per farne interrogativi propri.
Si legge l’interpretazione del soggetto che compie il misfatto, giudice che giudica attraverso il suo sentire: una resa di umanità di chi l’ambito della ferita ha provocato unitamente alla tempesta cognitiva di chi il misfatto ha subito. Ma quanti sono i soggetti interpretati? Molteplici. Un dono questa capacità di Alessandro di indossare panni diversi, contrapposti, lontani gli uni dagli altri come galassie. È certamente questa la sua cifra poetica, “perché il mondo è una ruga” e ha bisogno di essere segnato da chi il mondo partecipa.
Come in una raffigurazione pittorica, i perché del senso trovano nella parola il veicolo di espressione interrogativa e apotropaica. Cubistica deformazione dell’azione immotivata esposta con angolo di rotazione completo, né acuto né ottuso.
L’utilizzo del “tu”, con l’attribuzione a questo delle supposizioni esistenziali, parla dell’io bisognoso di comunicare e articola e descrive il suo raccapriccio utilizzando immagini forti, capaci di esprimere l’orrore dell’evento pianificato.
Alessandro chiede alla poesia un lenitivo alla lacerazione interiore, la stessa che avvertiamo noi tutti di fronte a fatti inimmaginabili; la sua coscienza diventa la nostra: un metro a cui riferire l’ordine sociale che alberga nella comunità.
Infine, la memoria. Le pagine di versi assolvono la funzione di impedire che il tempo, come la sabbia con il vento, cambi la posizione degli eventi per coprire a strati l’incomprensibile fragilità umana. L’insieme delle parole utilizzate, delle narrazioni seguite, dei soggetti interpretati è il più alto tributo alla tragedia avvenuta: “un tentativo di ricostruire i tessuti/ un tentativo di ricostruire i vissuti/ e i sopravvissuti”.
Gennaio 2014 Salvatore Contessini