Gian Paolo Grattarola su Mangialibri per La distanza delle orme @ di Marco Bellini
![]() La distanza delle orme @
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autori: | Marco Bellini |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Non ci sono maniere o tragitti preferenziali affinché la poesia possa giungere al cuore dell’uomo, per concedere al lettore il privilegio di averne una comprensione immediata e definitiva. Ce ne sono vari, ma rimane incerto quale mostri da subito di più o riveli meglio il suo essere luogo d’incontro tra l’espressione d’arte e la vicenda umana, tra preesistenza e continuazione, tra tradizione e sperimentalismo: “In disaccordo, nascondo la presenza/ senza capire dove, cerchi / la poca luce, l’angolo/ che nessuno pretende. / Il cibo della sera resta l’orizzonte lontano. / L’intercapedine, il cono d’ombra / dove tieni le ore privare / non possono essere una somiglianza.@” Seguendo a distanza le orme di una verità velata, il poeta va a cercare i protagonisti in carne e ossa invitandoci a seguire i suoi versi con fervida adesione, mentre assembla la cronaca delle piccole cose, dei brevi moti del vivere, e li traspone nello spazio frustrato da una sua disincantata amarezza espressiva: “Anche i sogni hanno cambiato/ misura, il poco che tengono. / Così spesso il punto di arrivo/ sospeso, nella parola resa”…
In Marco Bellini alberga una personalità poliedrica, la cui influenza non si esaurisce nel campo dell’intimità ma si estende anche ad aspetti evocati dalla cronaca quotidiana. Non risulta ancora chiaro (e forse nemmeno a lui) se questo interessante autore brianzolo ami più la funzione di recuperare eventi e memorie di vicende che incarnano segni diversi e differenti suggestioni, o l’incanto del verso. Certo è che in questa suo nuova raccolta il rito poetico e il confronto con la modernità vanno congiuntamente a spasso in un ardito rimando di evocazioni e di stili alla ricerca di un possibile nuovo punto di equilibrio. Il contrassegno della chiocciolina, posto di volta in volta in coda al verso o alla strofa costituisce, nelle sue intenzioni, più un artificio di natura comunicativa che non l’ancoraggio a un nuovo modello di adesione al limite estremo dell’innovazione del segno o di una fumosa e artefatta modernità. Oppure, più verosimilmente, un artificio che raffigura l’abbandono di ogni elemento di coscienza al di fuori del campo compositivo. Facendo di Marco Bellini un moderno Archiloco, che si presenta al lettore privo di ogni scudo protettivo.