L'omicidio del marchese Aliprandi Martinengo
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€ 17,10 invece di € 18,00
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In uscita il 16-05-2025
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Descrizione |
Nella Milano del 1822, alcuni anni dopo il ritorno degli Asburgo, un brutale omicidio scuote l’alta società: il marchese Aliprandi Martinengo viene trovato morto nelle scuderie del suo palazzo di città. Il giovane Renzo, onesto servitore del marchese stesso, è accusato del delitto dal commissario Radetzky, cugino del più noto Maresciallo. Il commissario austriaco è determinato a condannarlo, gettando così nella disperazione la sua promessa sposa Lucia e la madre di questa, Agnese. Il conte Alessandro Manzoni, nobile illuminato e acuto osservatore, durante gli anni della prima stesura del suo romanzo, si trova coinvolto in un’indagine che svelerà i lati più oscuri dell’aristocrazia meneghina, aiutato in questo dal medico Meroni e dal proprio fedele servitore Ambrogio. Attraverso lo spirito arguto e attento del conte, l’autore esplora temi universali come la giustizia, l’amore e la natura umana, dipingendo un affresco vivido della Milano del primo Ottocento. Mentre il conte si avvicina alla verità, aumentano le tensioni e i segreti più oscuri della famiglia Aliprandi Martinengo vengono alla luce. Chi ha davvero ucciso il marchese? Quali segreti si nascondono dietro la rispettabilissima Casa Aliprandi Martinengo? E soprattutto: riuscirà il conte a salvare Renzo prima che sia troppo tardi? Quarta di copertina«L’è succeduu...» «L’è succeduu cosse?» indulse il gran letterato al milanese, preso com’era dal racconto di Agnese. «L’è succeduu che... el me faga minga dì delle cose che non ista bene dire...» disse fra i singhiozzi l’Agnese, cui ella sembrava grata perché capaci di far intendere quanto la voce non riusciva a dire. «Son venuti a dirmi che questa mattina... in questo momento qui, Sciór Conte, lu l’ha capì? In questo momento lo stanno arrestando il mio Renzo... che io considero come un figlio...» «Ma con quale accusa, Agnese? Parlate chiaro...» La donna, allora, riferì i fatti finalmente, secondo cui il giovane veniva arrestato dalle autorità austriache con l’accusa (da lei proferita in un bisbiglio ben inteso, quasi temesse, col pronunciarla, di proferire con essa, per il genero, la sentenza, la condanna e la pena da scontare tutte insieme) di: «Omicidio! Sciór Conte, Omicidio! L’ha capì?! Ma rop de matt’!» e scuoteva la testa come a scacciare la tentazione di pensarlo anche lei. «L’è succeduu...» «L’è succeduu cosse?» indulse il gran letterato al milanese, preso com’era dal racconto di Agnese. «L’è succeduu che... el me faga minga dì delle cose che non ista bene dire...» disse fra i singhiozzi l’Agnese, cui ella sembrava grata perché capaci di far intendere quanto la voce non riusciva a dire. «Son venuti a dirmi che questa mattina... in questo momento qui, Sciór Conte, lu l’ha capì? In questo momento lo stanno arrestando il mio Renzo... che io considero come un figlio...» «Ma con quale accusa, Agnese? Parlate chiaro...» La donna, allora, riferì i fatti finalmente, secondo cui il giovane veniva arrestato dalle autorità austriache con l’accusa (da lei proferita in un bisbiglio ben inteso, quasi temesse, col pronunciarla, di proferire con essa, per il genero, la sentenza, la condanna e la pena da scontare tutte insieme) di: «Omicidio! Sciór Conte, Omicidio! L’ha capì?! Ma rop de matt’!» e scuoteva la testa come a scacciare la tentazione di pensarlo anche lei. |
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