Anna Maria Curci legge «Il lato basso del quadrato» di Giuseppe Vetromile
31.07.2018
![]() Il lato basso del quadrato
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autori: | Giuseppe Vetromile |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Il lato basso del quadrato colpisce per la coerenza del dettato poetico con l'introduzione programmatica che l’autore, Giuseppe Vetromile, ha scritto come prefazione alla raccolta. Da tale continuità di intenti tra premesse teoriche e creazione poetica deriva una evidente organicità dell'insieme. Sia nello snodarsi dei testi, infatti, sia nella composizione di ogni singola poesia vengono riaccostati e intrecciati frammenti di un cantico dell'io lirico, che si vede innanzitutto come creatura, al creato, con pause di riflessione, stupore e incanto evidenziate da spaziature all'interno del verso e tra un verso e l'altro. Qualche volta il punto di accostamento, la 'cucitura', è più evidente, con qualche brusca intromissione di termini dal linguaggio colloquiale («putiferio»), ma resta ferma l'impressione di una poesia che sa coniugare il sentimento dei tempi e delle età dell'uomo con uno slancio - proprio dalla intenzionale visione dal basso, dal lato basso del quadrato, appunto – volto ad abbracciare l'universo. Sentimento, incontri, slanci e memorie non sono scevri da una nozione del dolore che viene resa con metafore mutuate dal mondo dell’aritmetica, dell’algebra e della geometria (di «geometrie spurie» scrive l’autore), ma con la consapevolezza circa il divario tra le aspirazioni a misurare, a definire, a determinare da un lato e la resistenza tenace dell’incommensurabile dall’altro «: da una morte non si ricava l’equazione del cosmo». È una testimonianza di inadeguatezza a una aspirazione che non si tramuta, tuttavia, in una amara o addirittura biliosa desolazione, bensì in un quieto, ma continuo rilancio del tentativo, che si fa qui concreto gesto poetico.
©Anna Maria Curci
Il lato basso del quadrato
La parte bassa del quadrato è un lato sottilissimo
umile inerte e sta fermo dall’eternità della legge a sorreggere le sorti della buona geometria
La parte bassa della vita è una sera che indugia a capoletto senza mai più progredire in alba lucente né ridiscendere più giù della notte stagnante
La parte bassa del quieto vivere è questo silenzio di voci che più non reclamano spazi né montagne da scalare né mari da solcare
La parte bassa di me è questa città nel mio ventre recinta da indigesti gonfiori che più non vanno né su né giù e soffocano in gola l’urlo del perbene
La mia è una parte qualsiasi del mondo che sta sempre in basso rispetto all’esistere saccente e in vigore di chi va deciso verso il cielo Io guardingo mi recupero apotemi di versi scritti sull’orlo inferiore del taccuino nei dubbi mi comprendo di pochezze e mi trascino come va va sul lato basso del quadrato di questa geometria spuria
per poter poi riconquistarmi la parte alta
verticale diritta della vita
Ho con me una tabella
Non entra la ragione in questo breve spazio di luce cunicolo tra una preghiera e un altro affanno non entra l’evidenza di un teorema euclideo nel cerchio ambiguo della vita
: da una morte non si ricava l’equazione del cosmo e il sogno continua all’infinito come sparlando di questa verità di bocca in bocca
Ho con me una tabella mia cara per calcolarmi i passi esatti lungo il crinale o lo sbattere giusto delle ali verso il cielo
: così almeno l’illusione è perfetta quanto la felicità di un’addizione
ma è tutto vano :ho compreso il gioco della materia in questi laterizi abbandonati
Nessun grido nessun dolore : il paese finto giace sotto gli occhi stupefatti
e continuiamo mia cara a credere che tutto stia solo ora ad iniziare
da Ultime dal fabbricato esse
qui la storia termina dietro la scrivania abbarbicata all’ultima idea ma per scrivere il domani su una bandiera bianca di resa occorre il coraggio di vederla la vita di ieri sfumata sul pianerottolo di casa e scarna di grazie considerarne solo il lato buono quello che ci riporta sempre qui malgrado tutto ogni sera al vecchio fabbricato esse
ma nessuno accoglie le nostre penitenze e la sera un’altra volta si digiuna o al massimo una boccata di luna e via a rimediare
Giuseppe Vetromile è nato a Napoli nel 1949. Svolge la sua attività letteraria a Sant’Anastasia (Na). Ha ricevuto riconoscimenti sia per la poesia sia per la narrativa in importanti concorsi letterari nazionali. Ha pubblicato 20 di libri di poesie, tra i quali, recentemente, Cantico del possibile approdo (Scuderi 2005), Inventari apocrifi (Bastogi 2009), Ritratti in lavorazione (Edizioni del Calatino 2011), Percorsi alternativi (Marcus Edizioni 2013), Congiunzioni e rimarginature (Scuderi 2015), e un libro di narrativa (Il signor Attilio Cìndramo e altri perdenti) con le Edizioni Kairos di Napoli, nel 2010. Della sua attività letteraria si sono interessati noti scrittori, poeti e critici. Alcuni suoi testi sono stati pubblicati in importanti Antologie. Collabora inoltre a giornali e riviste letterarie, anche online, per le quali cura recensioni e note critiche. Ha curato le antologie: Attraverso la città, Scuderi, Avellino, 2011; Percezioni dell’invisibile, L’Arca Felice Edizioni, Salerno, 2013; Ifigenia siamo noi, Scuderi, 2014. È il fondatore e il responsabile del Circolo Letterario Anastasiano. È l’ideatore e il coordinatore del Premio Nazionale di Poesia “Città di Sant’Anastasia”.