Kavafis - Conservale tu memoria mia
![]() Conservale tu memoria mia...
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autori: | Costantino Kavafis |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Costantino Kavafis
CONSERVALE TU MEMORIA MIA...
quaranta poesie tradotte e commentate
da Giulio Cesare Maggi
presentazione di Paolo Brera
testo greco a fronte – pp. 164
È un grande evento che Giulio Cesare Maggi abbia deciso di fare un omaggio a Konstandínos Kaváfis.
perché ci porta a uno dei motivi per cui siamo di fronte a un evento importante: la Grecia ci è largamente ignota.
Ci è ignota, sì, però non lo sappiamo: crediamo anzi di averla molto presente, giacché buona parte dei nostri studenti ancora trangugia a scuola un bel po’ di greco. Ma dai tempi di Omero molta acqua è trascorsa nello Scamandro, e quella che non conosciamo è la Grecia di oggi. La grandezza grande dei Greci antichi, di cui sappiamo qualcosa di più perché li incontriamo per forza in molti campi dello scibile, oscura la piccola grandezza dei greci di oggi, che sono poco numerosi e non parlano più la koinè di mezzo Mediterraneo. La lingua si è evoluta, la pronuncia di adesso è molto diversa da quella attica di Aristotele, e una traslitterazione pratica e maneggevole ci è impedita dalle troppe reminiscenze classiche.
Eppure la lingua non sarebbe nemmeno poi così ostica per noi italiani. Anzi, suona curiosamente familiare, a dire il vero senza per questo farsi comprensibile. In Grecia si sale sul leoforìo alla stasi, nell’ascensore si preme il bottone su cui c’è scritto liturgia, si mangia in un estiatorio e si prende il caffè in un cafenìo. Se c’è bisogno di un facchino, si chiama ad alta voce Metàfora! Quando bisogna cambiare un pneumatico, ci si deve fermare a un erghastìrio che espone la scritta Elastikì. Non è solo una questione di somiglianza nelle desinenze. Secoli di scambi, il più delle volte dal bordo di una nave al bordo di un molo mediterraneo, hanno anche messo in comune diverse parole.
Ma la poesia è un’altra cosa. Per restituire l’incanto di una bella poesia la lingua dei facchini e delle dhomàtia, dello psomì, del crasì e del nerò ovviamente non basta. Bisogna conoscere la lingua di oggi e conoscerla bene. E bisogna avere nell’anima qualche corda che vibri in modo simile a quella del poeta.
Degli argomenti trattati, certo, noi ben poco comprenderemmo se Maggi non ce ne spiegasse in un certo dettaglio il background, storico o mitologico.
La scelta di versi non si limita d’altra parte ai soli testi di argomento storico o mitologico. Kaváfis ha cantato anche i suoi amori omosessuali, con l’ambiguità che i greci postclassici hanno imposto a chiunque nutrisse predilezioni del genere. Si fa, oh se è per questo si fa; ma non si dice: e se tu pretendi di cantare il tuo amore con dei versi, non importa se belli, li devi travestire. E Kaváfis ha travestito. Prendete una qualunque poesia di quelle erotiche presentate in questo volume, e vedrete che il sesso dell’oggetto d’amore non è mai specificato; o dove lo è, non è apertamente detto che siamo di fronte a un oggetto d’amore.
Paolo Brera