Novità Poesia: Conservale tu memoria mia... di Costantino Kavafis
![]() Conservale tu memoria mia...
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autori: | Costantino Kavafis |
formato: | Libro |
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È un grande evento che Giulio Cesare Maggi abbia deciso di fare un omaggio a Konstandínos Kaváfis. La scelta delle poesie è stata particolare. Kaváfis ha scritto molto nel solco della tradizione classica, e le poesie di questa antologia riflettono soprattutto questa parte del suo lavoro poetico, del suo твopчеcтвo, per usare l’intraducibile espressione dei cugini russi. In queste poesie si riconosce uno sforzo di paganesimo che dev’essere riuscito abbastanza dolce a un poeta intimamente in urto con la Chiesa ortodossa per la sua bisessualità. Degli argomenti trattati, certo, noi ben poco comprenderemmo se Maggi non ce ne spiegasse in un certo dettaglio il background, storico o mitologico. La scelta che ha compiuto Maggi fra le poesie di Kaváfis ci apre molte chiavi. È un dono che Maggi ci fa, come ce ne ha fatti molti altri. Spero che tutti lo adibiremo a buon uso.
dalla presentazione di Paolo Brera
Desideri
Splendidi corpi di morti, a vecchiezza mai giunti,
lacrimati e racchiusi in mausolei superbi,
rose al loro capo, i gelsomini ai piè –
sono così i desideri inadempiuti,
che la gioia non conobbero,
senza notti di piacere, senza splendenti mattini.
I giorni che verranno abbiamo innanzi
simili ad una fila di candele accese,
dorate, calde, luminose.
Son dietro a noi i giorni del passato,
malinconica fila di candele spente:
ancora fuman quelle più recenti,
fredde oramai, sfatte, attorcigliate candele.
Non le voglio vedere: malinconico è il loro aspetto,
il ricordo io lamento di quand’eran accese.
Su quelle accese il mio sguardo s’incentra,
guardare indietro non voglio... rabbrividisco
a quanto s’allunga quella triste fila,
quanto in fretta aumentano le mie candele spente.
Le finestre
In queste oscure stanze
ove difficili giorni vivo,
qua e là sto vagando, alla ricerca di una finestra.
Se una finestra s’apre quale sollievo. –
Non trovo finestre, di trovarne sono incapace.
Ma forse non trovarne è preferibile:
egual tormento esser potrebbe la luce.
Chi può sapere quali cose nuove potrebbe rivelare.
Di fronte alla statua di Endimione
Da Mileto il viaggio mi ha condotto
qui a Latmo, su di un candido carro
che bianche mule, d’argento bardate, han tratto.
Una trireme, di rosso dipinta, fin da Alessandria
qui giunse, per un pio omaggio a Endimione.
È qui la sua statua. Adorante ammiro la incredibile bellezza
di Endimione, frattanto i servi dai canestri
spargon profumati gelsomini,
e i messaggi augurali parlan di antichi piaceri d’amore.