Novità poesia: Jean Portante\"Voglio dire\"
![]() Voglio dire
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autori: | Jean Portante |
formato: | Libro |
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Presentazione di Gabriela Fantato. Traduzione e postfazione di Elio Pecora. Testo a fronte in francese
Un ritmo lungo, quasi da cantare antico, un susseguirsi di immagini e pensieri intrecciati e che si dilatano verso altre direzioni segnano Voglio dire, la nuova opera poetica di Jean Portante, trascinandoci in un intricato, ma sempre ammaliante, labirinto di connessioni metaforiche che ci fanno balzare dal più insignificante dettaglio della vita quotidiana al mistero degli astri, dal corpo con la sua matericità immediata alla ciclicità arcaica della natura, come in questo distico: «In causa c’è la tua capigliatura e in minore / misura la luna», tanto che il testo si presenta come un continuo rimando di intuizioni e visioni, slanci lirici e spunti di riflessione e più si prosegue nella lettura, meno la razionalità trova spazio e si richiede invece il dilatarsi della potenza dell’intuizione, che è poi “illuminazione” sul senso vero delle cose, direbbe Rimbaud e, forse, proprio questo vuol dirci anche il poeta italo-lussemburghese.
dalla presentazione di G. Fantato
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Con questo poemetto Jean Portante prova, in un percorso di cinquanta stazioni, che l’amore resta ancora uno dei temi, forse il primo dei temi e la più sapida sostanza della poesia. Così, dopo il foltissimo numero di poeti che hanno intonato, esaltato, vilipeso, inseguito l’amore, si presenta ripetendoci la sua “voglia di dire” e disegnando una mappa insieme precisa e sconsiderata. Questo di Portante è un amore che si palesa in un modo singolare, di sicuro in una modernità della visione e della percezione tanto inquietante quanto coinvolgente.
dalla postfazione di Elio Pecora
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A quoi bon les galeries du bonheur.
Il suffirait d’effacer l’une ou l’autre grotte celle d’hier par exemple afin que les artères souterraines cessent d’être le silo fragile de notre gourmandise.
Leur faim noire est trompeuse.
Je ne dis pas qu’il en va toujours ainsi.
Parfois c’est l’effacement qui est en cause.
En raclant il laisse des traces.
Comment résister à leur parfum sans noircir et comment résister au tien quand tes yeux noirs se ferment et qu’il fait nuit parce dedans : je veux dire : de l’autre côté de la grotte il y a une deuxième obscurité ni tienne ni mienne mais moins incertaine.
A che servono le gallerie della felicità.
Basterebbe oscurare l’una e l’altra grotta quella di ieri per esempio affinché le arterie sotterranee cessino di essere il silos fragile della nostra golosità.
La loro fame nera è ingannevole.
Non dico che va sempre a questo modo.
Qualche volta c’è in causa la cancellatura.
Grattando lascia tracce.
Come resistere al loro profumo senza annerire e come resistere al tuo quando i tuoi occhi neri si chiudono e si fa notte perché dentro : voglio dire : dall’altra parte della grotta c’è una seconda oscurità non tua né mia ma meno incerta.
Jean Portante è nato a Differdange, città-miniera del Granducato di Lussemburgo, nel 1950 come figlio di emigranti italiani. La sua infanzia, raccontata nel romanzo Mrs Haroy ou la mémoire de la baleine, è stata segnata da una doppia appartenenza, o piuttosto una non-appartenenza poiché si è spesso sentito, come ogni emigrante, figlio della terra di nessuno. La sua produzione letteraria, comprensiva di una trentina di libri (romanzi, poesia, saggi, teatro), è impregnata di questa tematica. È un’opera scritta in francese, in quanto lingua dello “sradicamento”, una lingua che resta all’esterno del binomio Italia-Lussemburgo, una lingua imparata, addomesticata, che è ancora da conquistare, e a suo dire una “strana lingua”. Nel 1983, quando scrive la sua prima raccolta di poemi Feu et boue, si trasferisce a Parigi. Lunghi soggiorni in America Latina gli hanno consentito di familiarizzare con la lingua spagnola e, parallelamente al suo lavoro di scrittore, vanta un’attività ventennale di traduttore (di Juan Gelman, Gonzalo Rojas, Edoardo Sanguineti, Maria Luisa Spaziani). Anche i suoi libri sono tradotti diffusamente. Ultimi libri pubblicati: Le travail du poumon, En réalité, La réinvention de l’oubli, Conceptions. Nel 2011 è stata pubblicata in Italia, presso Empiria, una scelta delle sue poesie scritte tra 1990 e 2003, con il titolo: La cenere delle parole.