Novità poesia: Lidia Sella - Eros, il dio lontano
![]() Eros, il dio lontano
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autori: | Lidia Sella |
formato: | Libro |
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L’unica disciplina che può avvicinarsi Eros è la poesia. Da millenni ne ghermisce gesti e smorfie, sovente qualche piccola verità. Già, la poesia. Senza pretendere di capirlo, lo cerca; senza abbracciarlo, gli parla: senza interpretarlo, lo delinea.
Per questo ho scritto la postfazione alla nuova raccolta di Lidia Sella, Eros, il dio lontano. L’autrice lo processa, lo implora, lo sogna, lo allontana, lo quantizza, lo perdona. E poi lo rende eterno. Ne ricama il destino, gli chiede in dono «l’illusione di non morire del tutto», lo osserva mentre «ozia, indugia, divaga, inciampa»; ne registra la latitanza. Eros adesso è stanco. Nella nostra civiltà soffre. È diventato prudente, calcolatore, si offre online, si dibatte «nella ragnatela del nulla».
dalla postfazione di Armando Torno.
Si potrebbe definire flusso di pensiero in veste di calligrammi. E anche critica sociale spruzzata di humor e spiritualità. Oltre che radiografia di un declino epocale, nella luce lunare di emozioni sublimate. Oppure apologia del maschio latino e insieme balsamo per la rinascita di Afrodite. E, perché no?, saggio poetico-scientifico. Se non, addirittura, moderna mitologia erotica. O, ancora, breve storia dell’umanità, costruita seguendo ilunare filo rosso dell’Amore che conduce fino ai turbamenti del terzo millennio. E persino manifesto filosofico-politico per risvegliare nei popoli d’Occidente il desiderio di un nobile destino. O, magari, semplice proposta per un nuovo rapporto uomo-donna nel solco della tradizione, dopo aver metabolizzato l’ubriacatura femminista. Sempre cullandosi però nella dolcezza del dubbio. Un impalpabile treno di speranza su cui salire prima che la nostra civiltà convulsa si schianti nell’abisso.
La prospettiva, rigorosamente laica, è carica di una sacralità pagana. L’essere umano è aggiogato ai vincoli che la propria sessualità gli impone. Siamo tutti, senza scampo, ciò che sta scritto nelle stelle filanti del DNA. E figli della nostra onirica, tragica infanzia. Infine c’è il Fato a ordire gli incontri. E a scioglierli. Nessuno di noi dunque è mai davvero libero di amare.
Il divino Eros non funge solo da pretesto letterario. È radice, linfa e seme. E poi motore, simbolo, farmaco, traguardo. E salvifico miraggio di serenità.
Qui si alternano e intrecciano vari registri espressivi: divulgativo, ideologico, lirico. E ironico.
In questo libro c’è disperazione, rivolta, denuncia e malinconia. E una buona dose di cinismo. Eppure non manca la carezza lieve d’un sorriso e una profonda nostalgia d’amore, che scivola dentro se stessa come la sabbia di una clessidra, prigioniera e regina del tempo che la attraversa.
Tale lettura potrebbe forse scatenare polemiche. L’autrice sembra invece più interessata a liberare l’enorme potenziale di energia positiva bloccato nel sottosuolo, là dove si celano fiumi carsici di armonia sopita. Un po’ come se nell’eterno tiro alla fune fra Eros e Thanatos dovessimo imparare di nuovo a parteggiare per la vita.
I terrestri e l’Olimpo
Ma sulle imponderabili piste del mondo
in preda al miraggio
all’illusione
di non morire del tutto
quante vittime invano al sacrificio
e lacrime senza età né latitudine.
Nessuno fra noi mortali
ha mai avuto la vita
che davvero voleva
perciò fingiamo
d’aver almeno trovato
l’anima gemella.
Tutti smaniosi di scalare l’Olimpo
con funi fabbricate nei sogni
mentre cadaveri di amori ideali
si ammucchiano in fondo ai dirupi.
Da lassù, gli dèi
non si perdono una puntata
dei nostri insuccessi.
E ridono
di tanta fatica sprecata.
Per noi infatti non hanno riservato
che qualche sprazzo d’immortalità
brevi orgasmi
crude illuminazioni.
***
Lidia Sella, giornalista, è nata a Milano,dove vive e lavora.
Ha collaborato con quotidiani e numerose riviste e ha pubblicato i libri Amore come (Sonzogno, 1999) e La roulette dell’amore (Rizzoli, 2000), La figlia di ar (La Vita Felice, 2012).