Novità Poesia: Sally Read - Punto di rottura
![]() Punto di rottura
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autori: | Sally Read |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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(leggi inoltre l'intervista a Sally Read)
Traduzione di Loredana Magazzeni e Andrea Sirotti; testo inglese a fronte.
Sally Read appartiene a quella generazione di poetesse anglofone che hanno metabolizzato e mediato sia la grande lezione confessional della poesia americana, sia l’ondata rivendicativa e politica delle femministe storiche attraverso un rigoroso controllo formale, una distillazione colta e controllata, eticamente elevata e poeticamente e umanamente integra […]
Il gioco del sofisticato controllo ci riporta alle due fonti primarie della poesia di Read: l’eros, avvertito come forza vitale ed emozione primigenia, a volte così pericolosamente “incontrollabile” da rasentare le stesse pulsioni che stanno alla base dei meccanismi di violenza, se non fosse arginato da una griglia, una guida, fatta di attenzione all’intreccio fra narrazione e linguaggio, sguardo disincantato e ironia, che intervengono a mediare nel testo stesso il rapporto con la passione […]
Una poesia caratterizzata da tematiche forti, perturbanti, magmatiche, sempre in bilico tra amore e morte, dolcezza e violenza, attrazione e repulsione, in cui le emozioni sono tenute sotto controllo, metaforizzate senza correre il rischio che l’emotività e le passioni prendano il sopravvento. Il materiale esistenziale è plasmato in forma poetica grazie a un idiosincratico e personalissimo senso del verso, una predisposizione naturale all’immagine obliqua, al dettaglio illuminante, alla similitudine straniante, alla rilettura ardita e originale della tradizione poetica novecentesca. Una poesia all’altezza dei migliori frutti della poesia britannica contemporanea.
Soldier
Exhausted, you trace my bare arse with one idle hand.
You smell of fresh sweat, stale cigarettes.
Have you killed anyone?
No, but it’s guns you love. The dismembered breech,
chamber, muzzle, oiled to black satin.
You load quickest too. Can shoulder a 50 Cal
that, you joke, would crack my fine collar-bone
with the trigger’s impact. And explosions,
practice demolitions in Belfast’s derelict yards.
I murmur into your neck about the house on 12th Street.
An open-fronted dolls’ house
on the brink of extinction. Each storey spilt
clutches of wire, sharp bones of steel;
trick black gaps between ceiling and floorboard
found out. A woman’s rose-sprigged
wallpaper caught off guard, spread open
to goggle-eyed strangers,
engineers that lorded the pavement.
Mostly I remember the redundant front door
demarcating nothing from nothing.
My own bed is so close to the street, on hot nights
I breathe exhaust, scorched newspaper ink.
And when you phoned from my step
I felt you shift weight, funnel smoke
away from the mouthpiece. You get a kick
out of cueing lamplight, my fuddled shadow
through the flimsy white drapes.
I love demolition too, I whisper now,
as your flesh boils with sleep. I wanted to see it winded:
rough wire, slats, reduced to a ripple of dust,
the unholy din drowning my thoughts.
You stir, all bee-stung lips and gummy kisses,
and I’m quenched as you pull me onto my front,
slide under my boned crook and ask
(so tight to my skull the words precipitate into damp),
if now, like this, I’m complete?
Soldato
Sfinito, risali il mio culo nudo con una mano svogliata.
Sai di sudore fresco e sigarette stantie.
Hai mai ucciso qualcuno?
No, è che ti piacciono le pistole. Calcio, tamburo, canna
smontati e oliati come raso nero.
E poi l’hai caricata in fretta. Puoi portarti alla spalla una calibro 50
che, tu scherzi, spezzerebbe la mia bella clavicola
col rinculo. E le esplosioni,
le demolizioni nei cortili malandati di Belfast.
Ti parlo sussurrando di una casa nella 12a strada,
una casa di bambola aperta
a rischio di crollo. Ogni piano traboccava
imbragature di fili elettrici, taglienti ossa d’acciaio;
insidiose fessure nere tra il soffitto e l’assito
scoperte. La carta da parati di una donna,
decorata a rose presa alla sprovvista si spalancava
agli sguardi stralunati degli estranei,
i genieri padroni del marciapiede.
Soprattutto ricordo l’inutile portone
che separava il niente dal niente.
Il mio letto tanto vicino alla strada che nelle notti afose
respiro i gas di scarico, inchiostro di giornale bruciato.
E quando eri al telefono sulla mia scala
ti sentii accomodarti sulle gambe, soffiar via il fumo
dal bocchino. Ti dà piacere
farmi accendere la lampada, la mia ombra sfocata
attraverso le leggere tende bianche.
Anch’io amo la demolizione, sussurro adesso,
mentre la tua carne scotta nel sonno. Volevo vederla avvolta:
ruvido filo metallico, stecche, ridotta a
[un’increspatura di polvere,
il profano trambusto che annega i miei pensieri.
Ti muovi, labbra gonfie e baci appiccicosi,
ed io mi spengo mentre mi volti davanti,
scivoli sotto la mia curva d’ossa e mi chiedi
(così vicino alla testa che le parole si fanno umide),
se ora, in questo modo, sono intera?
Prognosis
My stockings are spilt
round my knees, on my thighs blood is staunched
in brown geographical lines.
As you sleep, a playground scar
distorts your left eye with rage,
an army tattoo is a muzz of some other girl
in toxins under your skin.
I still feel you clutching my face as if you were blind.
Wide-eyed I shadow
the fridge’s drone,
the unremarked give of 4 a.m. rain,
register the deep-sleep ebb of your grasp.
By 7, slick crimson gallops from me into the loo
adrenaline sifts through me like sand.
I’ve learnt there’s no slowing you
as you pocket cigarettes,
expertly bin the red-streaked condom.
Your expression receding from me swiftly,
till you’re remote and dry as watercolour.
Prognosi
Le calze arrotolate
alle ginocchia, sulle cosce il sangue è rappreso
in scuri confini geografici.
Mentre dormi, la cicatrice di un parco giochi
distorce di rabbia il tuo occhio sinistro,
un tatuaggio dell’esercito è una traccia di qualche altra ragazza
in tossine sotto la tua pelle.
Ti sento ancora che mi afferri il viso come un cieco.
Con gli occhi sbarrati pedino
il ronzio del frigorifero,
la resa inavvertita della pioggia alle quattro del mattino,
registro il riflusso da sonno profondo della tua stretta.
Alle sette, un rosso lucente galoppa da me alla toilette
l’adrenalina filtra come sabbia dal setaccio del mio corpo.
Ho imparato che niente t’impaccia
mentre riponi le sigarette,
e fai sparire abilmente il preservativo striato di rosso.
La tua espressione si ritrae da me veloce,
finché sei remoto e secco come un acquerello.
Annunciation
Fra Angelico’s Mary remembers
I didn’t grow, I pooled into plump skin,
nipple-less breasts, the speculumopened
white lily. Peer in this keyhole:
I’m faint, can’t push out a sound.
It takes time to realise angel’s wings,
the muscular markings in blue.
My hands dovetail, weakly crossed.
If I cried out it would reach you
with the slow girth of sea-swell,
millennia later, like the light of a star.
And like dreams, someone’s thrown me
in unlikely places: intricate halls,
Italianate arches, rose gardens with spores
of red blooms. Sometimes I wake
struggling to remember a white room,
someone I had to find, someone I’d leave
my bed for, combing the broad ways,
haranguing the watchmen: Saw ye him
whom my soul loveth? peeling
my eyes through the swarm of dark for −
what? I almost remember a pull
strong as the gods,
the taste of a mouth, bitter olives.
Then blank. My sleeping legs still
ghosting a run. Sometimes I dream
a flat-chested girl, stooping for an orange
dull with dirt. My hair was braided.
A clarity in the sky as I walked to the temple
(some things you can’t fight, like night
or growing). The sun was so strong
it melted the track, would wither an angel,
and it pressed like a low ceiling
over my head.
Annunciazione
La Vergine del Beato Angelico ricorda
Non crebbi, sprofondai nella pelle paffuta,
seni senza capezzoli, il giglio bianco
aperto come uno speculum. Guarda dal buco della serratura:
sono fioca, non emetto suono.
Ci vuole tempo per capire le ali dell’angelo,
quei muscolosi segni blu.
Le mani giunte, debolmente incrociate.
Se cacciassi un urlo tu lo sentiresti
con la lenta ampiezza della marea,
millenni più tardi, come la luce di una stella.
E come nei sogni, qualcuno mi ha scagliata
in luoghi improbabili: sale intricate,
archi rinascimentali, roseti con spore
di bocci rossi. A volte mi sveglio
sforzandomi di ricordare una stanza bianca,
qualcuno che dovevo trovare, qualcuno per cui
avrei lasciato il mio letto, rastrellando le ampie strade,
incalzando le guardie: avete visto
l’amato del mio cuore? scorticandomi
gli occhi nel brulicare del buio per −
cosa? Ricordo a malapena un richiamo
intenso come gli dei,
il sapore di una bocca, olive amare.
Poi il nulla. Le gambe che dormono ancora
in una parvenza di corsa. A volte sogno
una ragazza dal seno piatto che raccoglie un’arancia
opaca di polvere. Avevo i capelli intrecciati.
Un chiarore nel cielo mentre m’avviavo al tempio
(certe cose non le puoi combattere, come la notte
o la crescita). Il sole era tanto intenso
da sciogliere il sentiero, da far appassire un angelo,
e mi opprimeva come un soffitto basso
sulla testa.
Notizia biografica di Sally Read
Notizie sui traduttori
Loredana Magazzeni si occupa di poesia e traduzione. Ha pubblicato le raccolte La miracolosa ferita (Premio Pozzi, Archivi del ’900, Milano, 2001), Canto alle madri e altri canti (Premio Elsa Buiese, dars, Udine 2005). Ha scritto articoli sulla scrittura femminile, il movimento femminile bolognese, la poeta Patrizia Vicinelli, la poesia femminile indiana in Atlante dei movimenti culturali dell’Emilia-Romagna 1968-2007, (Clueb, Bologna 2007), Per una fenomenologia del tradurre (Quaderni del Dipartimento di Studi linguistici sulla testualità e la traduzione dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Officina Edizioni, Roma 2009). È presente con poesie, articoli e traduzioni in varie riviste («Poesia», «Il Segnale», «Tratti», «Tracce», «Le Voci della Luna», «Leggendaria», «Leggere Donna»). Ha curato, assieme ad Andrea Sirotti, l’antologia Gatti come angeli. L’eros nella poesia femminile di lingua inglese (Medusa, Milano 2006) e con Fiorenza Mormile, Brenda Poster e Anna Maria Robustelli, Corporea. Il corpo nella poesia femminile contemporanea di lingua inglese (Le Voci della Luna, Sasso Marconi 2009). Con questo libro ha partecipato al festival PoEtiche, Romapoesia 2010. Ultime raccolte di poesia: Fragilità del bene (Smasher edizioni), finalista al premio Montano 2011, con prefazione di Maria Luisa Vezzali e postfazione di Giorgio Bonacini e Volevo essere Jeanne Hébuterne (Le Voci della Luna Poesia 2012), con immagini di Elio Talon. Per la saggistica: Dentro la scrittura, interviste a dieci poetesse italiane (CFR edizioni, Quaderni di saggistica, 2012). Collabora con la Libreria delle Donne di Bologna, con siti web e Letterate Magazine, la newsletter della sil – Società Italiana delle letterate. Per contatti: l.magazzeni@alice.it
Andrea Sirotti è nato nel 1960 a Firenze, dove insegna Lingua e Letteratura inglese. Fa parte delle redazioni di «Semicerchio», rivista di poesia comparata e di «El Ghibli», rivista online di letteratura della migrazione. Dopo aver collaborato come critico e traduttore a svariate altre riviste letterarie tra cui «Pagine», «Le Voci della Luna», «Sagarana», «La Rivista dei Libri», «Testo a Fronte», «Soglie» ecc., dal 1999 svolge l’attività di traduttore letterario, soprattutto di poesia femminile contemporanea e di narrativa postcoloniale (tra i poeti tradotti figurano Margaret Atwood, Sujata Bhatt, Carol Ann Duffy, Eavan Boland, Karen Alkalay-Gut, ecc.). È attivo anche come operatore culturale; ha infatti collaborato all’organizzazione di svariati festival di poesia internazionale tra cui “Indiapoesia” (Roma 2000), “DiVersi Racconti” (Vietri sul Mare 2002 e 2003), “Voci Lontane, Voci Sorelle” (Firenze 2003-2004-2005-2006-2008), “Parmapoesia” (2008). Dal 2000 al 2008, insieme a Vittorio Biagini, ha curato per il Comune di Firenze le iniziative sulla poesia giovanile Nodo sottile. Ha tenuto corsi e singole lezioni di traduzione letteraria ed editing presso varie università e altre agenzie formative. Dal novembre 2007 collabora al Master di II livello in traduzione postcoloniale dell’Università di Pisa, insegnando traduzione poetica e seguendo i tirocini. Nel 2010 insieme a Shaul Bassi ha pubblicato Gli studi postcoloniali. Un’introduzione, per i tipi de Le Lettere, Firenze. Insieme a Loredana Magazzeni ha curato l’antologia Gatti come angeli. L’eros nella poesia femminile di lingua inglese (Medusa, Milano 2006). Per contatti andrea.sirotti@gmail.com