Salvatore Contessini per Marvi del Pozzo con «La luna e l'orologio»
![]() La luna e l'orologio
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autori: | Marvi del Pozzo |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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LA LUNA E L’OROLOGIO di Marvi del Pozzo – ed. La vita felice – nota di lettura di Salvatore Contessini
Una raccolta di grande suggestione che interloquisce col lettore in un vincolo di complicità, nel mio caso da sorella a fratello, come pure tra sorelle, amiche, poete, donne, che parlano e ascoltano prive di ruoli assegnati dal tempo, ma in parità di vissuti.
Del Pozzo apre la sua narrazione, il suo vissuto, all’altro, riuscendo nell’intento del confronto e del dialogo che vive nell’alterità di una comunicazione ctonia. Qui le potenti correnti del vitale flusso esistenziale si incontrano, scontrano, invertono la loro direzione, fondono le loro densità.
Questa silloge è un manifesto di riconoscenza alla bellezza della vita, anche se la stessa giungerà a fine, un ringraziamento maturo per quanto ci è toccato in dono con un atto d’amore. Dunque un’amorevole restituzione attraverso la forma creativa più alta che è quella della parola primigenia: «In principio era il Verbo» è stato scritto, prima di ogni cosa, il logos.
Nei primi componimenti quello che sale all’attenzione è la reminiscenza poetica di tappe significanti. Emergono legate in una serie di perle al lungo filo dell’esistenza, anche se scemano «in direzione di quell’ora della sera che stinge.» Ecco che si forma quel forte sentire attraverso la parola, quell’inseguire il gioco dei rimandi tra opposti alla ricerca di una sintesi che buca la coltre dell’abitudine. Il visibile confina sempre con l’oltre del suo invisibile e così la parola si fa canto e il canto citazione della finitudine che accomuna tutti i viventi.
In questo uso della parola ho ritrovato molti dei timbri che ricorrono nel mio sentire, ed è stato gradevole sentirmici affiancato nei temi a me cari. Tra i segni distintivi individuo la modalità dei testi che trova una dedicazione generosa, rivolta agli altri come memoria o come affetto d’esistenza, come suggestione intima che viene scossa, l’ipnagogico dettato prima del sonno, la ripetizione ecolalica dei versi che ti vengono incontro nel dormiveglia, che si mandano a memoria come un’ossessione. Nel tempo del risveglio si scoprono poi svaniti dal ricordo. Recupero inoltre l’immensità oceanica della nostalgia per ciò ch’è stato e non torna più. Un mare dove si naviga a giornata in direzione del porto certo, senza conoscerne il tempo dell’attracco. La luna coi suoi cambiamenti in fasi, opposta alla statica vitalità del sole che oltre la luce dona calore. Infine trovo il tempo riferito all’orologio che però scorre come sabbia nella clessidra, inesorabile in un avvio freddo e in un approdo di caldo meriggio, laddove il cumulo conico dei granelli fioccati si predispone a essere capovolto per dare inizio al nuovo corso. Una sola citazione: la poesia Amarsi male è stato un fendente che ha scosso nel profondo il mio animo. Una sintesi intergenerazionale che riguarda almeno tre generazioni, se non quattro, considerando anche la prima madre di cui Marvi è stata figlia. Una sintesi di sentimento nel tempo, misurato, appunto, col capovolgersi della clessidra.
Non ho solo letto questa silloge, che ho trovato “rigorosa” nel senso della compiutezza e dell’equilibrio del suo dire, scandito come la sequenza di un medicamento, bensì ho provato la necessità di rileggerla, per trovarmi a provare il piacevole principio di compagnia che vi ho rinvenuto e avere la conferma della mia intima natura. Continuerò certamente nella coazione a ripetere, visto il benefico massaggio che l’anima prova. In qualità di lettore ritengo questa raccolta capace di elargire un senso di appartenenza. Sia dunque certa, Marvi, che, secondo la sua aspirazione, i componimenti sono serviti a rammentare interrogativi, certezze, ricondurre in superfice il dialogo tra l’Io e il Sé.
Ancora si potrebbe scrivere di cicale, lupi, allodole, dell’incanto del Creato tutto che ci circonda e della capacità della poeta di coglierne la meraviglia avendo la sensibilità di narrare la singolare osservazione che ne deriva, ma sarebbe un torto al lettore che potrà essere parte attiva di questo incantamento. Come amico le sono riconoscente per la dedicazione nonché per lo scambievole colloquio che ha suscitato. Grato per aver avuto la conferma che la scrittura femminile è quella che meglio sa parlare all’animo di chi legge.
febbraio 2022