Luoghi d'Europa
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Dopo TEMPI D’EUROPA (2013) e AAA EUROPA CERCASI (2014), il progetto europeo de La Vita Felice si conclude con LUOGHI D’EUROPA (2015) a cura di Lino Angiuli e Diana Battaggia, con prefazione di Daniele Maria Pegorari e 36 poeti europei, con il Patrocinio di Fondazione Roma - Arte e Musei
Nelle pagine di questa bella antologia, il lettore leggerà forse per la prima volta le lingue vora, cimbra, francone, croata-molisana e ladina o scoprirà che alcuni autori maltesi, italiani, cechi, inglesi, finlandesi e ungheresi possono “dire” di più e meglio se non usano un solo codice, ma ibridano la lingua madre con altre ancora più parziali o, viceversa, con le grandi lingue nazionali europee. Poi piaceranno le capriole virtuosistiche con cui un noto poeta e francesista italiano si sperimenta con un sonetto inglese o un’altra francesista, serba, traduce in italiano una lirica croata, mentre un testo bulgaro viene tradotto in italiano, passando da un originario adattamento russo, o un lituano prima di “diventare” italiano aveva accettato di farsi, prima, inglese, mentre un poeta estone sceglie di non parlare della sua terra, bensì della casa di Montale... E poi ancora testi slovacchi, napoletani, neogreci, rumeni, spagnoli, inglesi, tedeschi, portoghesi e italiani, in un rutilante caleidoscopio di suoni, etimi, accenti e persino alfabeti diversi che fanno l’effetto dei fuochi d’artificio alla fine di una sontuosa cerimonia olimpica. Perché ancora un’antologia poetica, dunque? Già dal Medioevo nasceva non più l’imposizione di una lingua unica globale (e di un connesso pensiero unico globale), ma la primaria esigenza delle traduzioni, che non annientassero le specificità, ma consentissero di trasferire ovunque i segreti di quelle anime nazionali o addirittura subregionali, affinché se ne condividessero i tesori inestimabili e si accendesse la curiosità per le differenze, piuttosto che la crociata dell’omologazione. È questo, mi pare di poter dire, lo spirito dell’intero trittico antologico e, in particolare, di questo volume che lo conclude, in cui le traduzioni sono ricreazioni e gli stessi originali, lungi dall’essere i certificati di una purezza originaria incorrotta, sono i monumenti di un’ormai millenaria sedimentazione di culture, scontri, convivenze, che solo la poesia può aspirare a ricomporre in un’“economia” o “ecologia” dei pensieri e dei bisogni di cui gli organi di governo e rappresentanza dovrebbero tener conto.
Daniele Maria Pegorari
NON C’È DUE SENZA TRE... ... e non c’è Europa senza poesia, perché bisogna decidersi una volta per tutte a superare la vecchia visione (per un verso idealistica e per l’altro materialistica: spesso gli opposti si toccano), che tende a vedere la cultura, l’arte, la bellezza come entità metastoriche o sovrastrutturali, dimensioni che non riguarderebbero la vita quotidiana del cosiddetto uomo della strada, il quale – diciamolo – si trova spesso “in mezzo alla strada” a causa di un’Europa che non riesce a trovare... la strada giusta per fuoriuscire dalla mentalità univocamente finanziaria in cui sembra essersi incastrata. In ogni caso, lo slogan che intitola questa nota – per chi si fosse sintonizzato adesso con il nostro progetto triennale – è dovuto al fatto che, secondo un piano editoriale condiviso con La Vita Felice, bisognava ripetere per tre volte il concept che innerva anche questa nuova prova antologica, declinando con un diverso modulo la medesima convinzione che, se «per fare un albero ci vuole un fiore», per fare una comunità ci vuole un progetto ideale fondato su basi culturali ancor prima che politiche, finanziarie, commerciali. Il progetto ha visto e vede poeti, traduttori, amici, sodali, interlocutori, corrispondenti, critici rispondere prontamente alla nostra chiamata, che evidentemente non è una chiamata alle armi, tutt’altro, se si considera che – questa volta – lo scambio tra lingue somiglia, mutatis mutandis, al gesto simbolico che durante la messa i partecipanti al rito compiono per scambiarsi il segno della pace. I protagonisti di questa azione antologica, infatti, invitati a “cantare” un luogo d’Europa per loro importante o significativo, sono stati intrinsecamente chiamati a scambiarsi tale segno, scambiando altresì ispirazioni e aspirazioni, sogni e segni per un comune disegno che chiamiamo “utopico”, senza con questo voler dire “astratto” o “irreale”. L’antologia è divisa in due sezioni: la prima, affidata a voci femminili, è dedicata alla visitazione delle identità originarie, sancita dal legame tra “terramadre” e “madrelingua”; la seconda sperimenta invece, in forme diverse, l’irresistibile fascino dell’alterità e dell’incrocio. Qui troviamo delle poetesse devote all’orizzonte geoculturale primario cui attingono per alimentare la vocazione poetica: dalla loro voce “stanziale” è possibile ascoltare l’elogio delle cosiddette radici, la declinazione del genius loci, la simbolizzazione di un luogo dell’anima che si spec-chia e riconosce in un luogo fisico ben preciso. La seconda sezione, invece, volutamente più voluminosa, grazie a una serie di cambi e scambi mette in scena una sorta di virtuosa Babilonia, il cui motivo ispiratore è il desiderio di sconfinamento come pratica del dono e come spinta a mettersi nei panni culturali altrui, a cominciare da quelli simbolici e linguistici. Alcuni testi, peraltro, sono stati accolti in tutta la loro naiveté, grazie al generoso tentativo dei loro autori (spontaneamente dichiaratisi “non poeti”) di salvare dall’oblio la lingua di cui sono portatori, parlata solo da qualche migliaio o centinaio di soggetti: a tal fine, essi hanno chiesto una mano alla scrittura letteraria. Siamo certi che la poesia è ben lieta di servire non se stessa ma una causa nobile qual è quella che vuole guardare indietro e avanti, per un futuro comune da costruire con mezzi creativi sotto i cieli d’Europa.
POETI – LINGUE E TRADUTTORI
LINO ANGIULI – valenzanese, danese DANIEL BAYERSTORFER – tedesca [trad. Federico Italiano] RUT BERNARDI – ladina MARIELLA BETTARINI – italiano e altre lingue BARBARA CARLE – inglese, europee GANDOLFO CASCIO – neerlandese, italiana ŽIVANA ĆEVID-RUMBAK – croata [trad.Milica Marinković] INARA CEDRINS – inglese [trad. Cosma Siani] EMILIO COCO – spagnola, italiana, sammarchese SALVATORE CONTESSINI – italiana, francese, tedesca VERA LÚCIA DE OLIVEIRA – portoghese RODOLFO DI BIASIO – italiana LUSSIA DI UANIS – furlan, slovena, italiana, bisiacca ERIKA DRUNGYTĖ – lituana [trad. Riccardo Duranti] ANNA MARIA FARABBI – italiana, altre lingue OLIVER FRIGGIERI – maltese, inglese, italiana NICOLA GLIOSCA – na-našu FRANCESCO GRANATIERO – mattinatese, torinese, europee ÜLLE KAUKSI – võro [trad. ülar ploom] TOMASO KEMENY – ungherese, inglese, italiana JIŘÍ KOUBEK – ceca, francese [trad. Viola Čapková] FITZGERALD KUSZ – francone [trad. Pia Elisabeth Leuschner] AINE MACAODHA – inglese [trad. Federica Galetto] ELIZA MACADAN – rumena, francese GABRIELA MAGALOVÁ – slovacca [trad. Pavol Koprda] VALERIO MAGRELLI – italiana, inglese WANDA MARASCO – napoletana DANIELA MARCHESCHI – diverse europee GABRIELLA MONTANARI – diverse europee HELENE PARASKEVA – greca ANTONIO PARENTE – finlandese, italiana, latina ALBERTO PELLEGATTA – spagnola ÜLAR PLOOM – estone, italiana VALENTINA RADINSKA – bulgara [trad. Stefania Sini e Mikhail Talalay] ANTONIA STRINGHER – cimbra ALEXANDRA ZAMBÀ – greca
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DE LAUTE KEN ’UN VEARE
di Antonia Stringher, in lingua cimbra
incroci semestrale di letteratura e altre scritture numero 31 per LUOGHI D'EUROPA
incroci semestrale di letteratura e altre scritture - anno XVI, numero 31 - gennaio-giugno duemilaquindici: IL MARE DELLA LINGUA, testi tratti dall'antologia della poesia internazionale Luoghi d'Europa, a cura di Lino Angiuli
e Diana Battaggia (La Vita Felice, Milano 2015).
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Istituto Italiano di Cultura Bratislava, il 21.03.2016alle ore 10.00
Roma 7.12.15 Poesia: il progetto europeo de La Vita Felice
Palazzo dei Congressi - STAND A2 p. terra, il 07.12.2015alle ore 12.00, P.le Kennedy, Roma
Bari 26/6/15: L’Europa è una poesia
Terranima - caffè BaTaFoBrLe, il 26.06.2015alle ore 18.30, Via Putignani, 213/215, Bari
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