Sull'eternità del mondo, sui sogni, sul sommo bene

a cura di Luca Bianchi

«Poiché ogni azione è prodotta da una qualche facoltà e in funzione di un qualche bene, in quanto fine dell’agente, è necessario che secondo le differenti facoltà che sono presenti nell’uomo si differenzino sia le azioni dell’uomo, sia i beni da lui raggiungibili grazie alle sue azioni. Fra le facoltà presenti nell’uomo alcune sono naturali, altre morali, altre intellettuali.» 

Il libro, a cura di Luca Bianchi, riunisce tre opere del filosofo danese Boezio di Dacia. La prima, Sull’eternità del mondo, composta tra il 1270 e il 1277, diventò il bersaglio del decreto censorio che il vescovo Étienne Tempier promulgò nel 1277, con il quale proibiva di usare alcune opere di argomento filosofico e scientifico e di insegnare oltre duecento tesi ritenute pericolose per la fede cristiana. Sebbene Boezio non fosse stato espressamente dichiarato eretico, la censura di alcune sue tesi contribuì a gettare un alone di mistero su tutto l’insieme delle sue opere e venne considerato quantomeno sconveniente possederle e leggerle: in questo modo, l’autore scomparve dalla scena filosofica per oltre sei secoli. I suoi trattati di morale, di filosofia naturale, di grammatica speculativa vennero riscoperti solo a partire dai primi decenni del XX secolo. Oltre al già citato Sull’eternità del mondo, il libro riunisce il testo Sui sogni, nel quale Boezio tenta di rispondere all’interrogativo se sia possibile conoscere gli eventi futuri attraverso i sogni; e l’elegante opuscolo Sul sommo bene, in cui l’autore esprime tutto il suo entusiasmo per la filosofia, considerata come il fine ultimo dell’esistenza dell’uomo.