Le meraviglie di Milano
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Descrizione |
a cura di Angelo Paredi
Opera di straordinario interesse scritta in latino intorno al 1288, de magnalibus Mediolani non è una cronaca ma un’«esaltazione della città»: un genere letterario piuttosto diffuso nel Medioevo che proprio con Bonvesin acquista caratteristiche del tutto nuove. Al tradizionale encomio retorico si affianca infatti una più concreta dimostrazione argomentativa, basata su dati materiali ricavati in parte da cronache medievali e dalla Storia dei Longobardi di Paolo Diacono, ma soprattutto dall’osservazione e da una minuziosa indagine sul campo. In ciascuno degli otto capitoli in cui è divisa l’opera, Bonvesin si dedica a dimostrare l’eccellenza di Milano sotto un diverso profilo, e nella sua indagine si fa accompagnare dal lettore in lungo e in largo per la città e il contado, a incontrare la gente, a vedere luoghi, edifici. In questo modo quest’opera si rivela una preziosissima fonte per la conoscenza della Milano del Duecento e, più in generale, delle città italiane nella delicata fase di passaggio fra il Comune e la Signoria.
In copertina: Alba Mediolanum in Galvano Fiamma, Chronica de antiquitatibus civitatis Mediolani, prima meta del xiv sec., Biblioteca Trivulziana.
«Per questo lavoro ho compiuto ricerche con grande cura e con non poca fatica, per dare spiegazioni convincenti ai lettori. Ho scritto di mia spontanea volontà, senza intervento di nessuno, senza speranza di lucro, ma piuttosto per una ispirazione divina, con questo intendimento, che la conoscenza delle vere e sincere lodi di Milano produca tre buoni frutti. Primo: che gli amici tutti di Milano e tutti quelli che non sono invidiosi, venendo a conoscere le grandezze della città, se ne rallegrino e rendano grazie a Dio, mentre gli invidiosi o si convertano o si consumino nella loro triste passione. Secondo: che gli stranieri, conosciuta la nobiltà e la grandezza di Milano, abbiano dovunque a riverire, ad onorare, ad amare, a proteggere i milanesi. Terzo: che i miei concittadini, guardandosi qui come in uno specchio e considerando di quanta nobile patria sono figli, non abbiano a degenerare e non vogliano disonorare la loro città e diffamarla con azioni riprovevoli.» |
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