L’aur’amara
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Descrizione |
Rivisitata in lingua italiana da Piero Marelli
testo provenzale a fronte Arnaut Daniel era originario della stessa contrada di Arnautz de Maruoill, nel vescovato di Peiregors, del castello che si chiamava Ribairac; ed era un uomo gentile. Studiò molto le lettere, dilettandosi anche a comporre versi. Poi abbandonò gli studi letterari diventando giullare, iniziando a poetare con rime preziose e le sue canzoni erano difficili da capire e da imparare. Amò una gentildonna della Guascogna sposata a Guillem de Bouvilla, ma nessuno credeva alle sue parole quando diceva che questa nobile dama gli concedeva il suo amore. E per questo disse: Io sono Arnaut che raccolgo l’aura
e sono cacciatore della lepre con il bue e mi piace nuotare contro corrente. È cosa nota, a chi si interessa veramente di poesia, che Arnaut Daniel appartenga a quella categoria di poeti “indispensabili” alla poesia di tutti i tempi. A cominciare da Dante, che lo “incontrerà” nel Canto XXVI del Purgatorio, e che lo immolerà con la definizione di «miglior fabbro del parlar materno» che attraverserà i secoli per arrivare, con Eliot e Pound, fino a noi. Tuttavia, affrontando la traduzione di queste poesie, in verità più una “rilettura”, ho tralasciato di proposito l’aspetto strettamente filologico, senza dimenticarlo, chiedendo invece all’autore una ragione di poesia con cui confrontarsi e capace di offrire un “aiuto”, perché la grande poesia ha bisogno di se stessa per ripresentarsi sempre come nuova. Tradurre un poeta comporta la necessità sia di un “rigore scientifico”, sia di un “rigore poetico”. Quest’ultimo è il solo a resistere nel tempo anche dopo che sono mutate le condizioni storiche che l’hanno prodotto (nel caso di Arnaut Daniel, sono la civiltà feudale, i suoi riti e le sue particolarità). dall’introduzione di Piero Marelli |
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Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.
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