Quanto pesa la luna?
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Descrizione |
«Ma quanto pesa la luna?»
Già, quanto pesa la fatica di lasciar andare qualcuno se non hai un orizzonte a cui consegnare gli affetti?
Quanto pesa la morte se non hai un senso a cui consegnarla?
Quanto pesano le lacrime che ti gonfiano gli occhi se non riesci ad alzare lo sguardo alla luna?
E, sì, quanto pesa la luna?
Perché alla morte non bisogna dare la soddisfazione di essere la disperazione della nostra vita, o la forza e il potere di pronunciare un giudizio su cose che ci sono costate, autorizzandola a farci dire: «Non valeva la pena, avrei fatto meglio a non vivere, a non amare, a non attaccarmi, a non sacrificarmi». No, non dobbiamo darle un simile potere. Il nostro cuore deve capire che anche la morte è necessaria quanto la vita e forse di più, perché per vivere bisogna morire. Niente a cui teniamo sarà cancellato dalla morte. La forza dell’amore è indistruttibile e le persone che amano davvero non possono morire.
Arché è un termine greco. Significa principio, origine, sostanza primordiale da cui derivano tutte le cose, ma non in senso cronologico. Come ha detto papa Francesco nel nostro incontro con lui il 2 settembre 2021: «L’avete chiamata Arché, che richiama l’origine, e noi sappiamo che in principio c’è l’Amore, l’amore di Dio. Tutto ciò che è vita, tutto ciò che è bello, buono e vero viene da lì, da Dio che è amore, come dal cuore e dal grembo di una madre viene la vita umana, e come dal cuore e dal grembo di una Madre è venuto Gesù, che è l’Amore fattosi carne, fattosi uomo». [...] Fin da subito l’associazione volle caratterizzarsi come laica, senza una connotazione cattolica che tante volte viene male interpretata. Oggi come oggi, quando si parla di cattolicità, si evoca un termine che ha avuto una deformazione grave, come a indicare qualcuno di parte, mentre invece cattolico, secondo l’etimologia, ma anche secondo i significati che il Concilio ha riproposto, vuol dire universale, che abbraccia tutti. Ecco, l’intento dell’associazione laica era quello di abbracciare tutti, di non mettere paletti, o confini, di essere capace di accogliere universalmente. Del resto, Gesù era laico. Non è nato per diventare un sommo sacerdote e neanche un fariseo, o uno scriba. Gesù ha scelto di essere laico, ha scelto di essere uno dei tanti del popolo. Certo, poi è stato un maestro, un profeta, è stato denominato con tanti titoli, ma il suo atteggiamento, fin dalla nascita umile e dimessa, è stato quello di identificarsi con l’ultimo della scala sociale, con l’emarginato, tanto che non ha fatto fatica a sentire su di sé il suo dolore e la sua ferita. |
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