Rose di pianto
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dediche in versi con rose pittoriche di Giuliano Baglioni (11 tavole colore) - postfazione di Gabriella Musetti
Questo lavoro nasce dalla convergenza tra alcune riflessioni che stavo facendo sulla possibilità di dire poeticamente tratti crudeli della società contemporanea e l’esperienza delle Residenze Estive di Duino, che con altri poeti, poete, scrittrici e scrittori mi sono trovata a condividere nel giugno 2016. Lo stimolante tema di quella diciassettesima edizione, Confini, vecchi e nuovi, partendo dai noti interrogativi di Adorno e di Celan dopo l’orrore del nazismo, e più recentemente di Cavarero sulla capacità della lingua di nominare efficacemente la violenza sull’inerme, ha voluto aprire un confronto e ulteriori pensieri proprio sull’inadeguatezza, o perché no, sulla possibilità della parola a raccontare, oggi, il presente. Il prezioso dialogo con altri e altre che, da diverse esperienze e punti di vista (letterario, sociologico, filosofico, psicologico), si sono confrontati sull’impeto violento di una contemporaneità dalle innumerevoli sfaccettature, oltre che sulla complessità della sua decifrazione e del suo contenimento etico, mi ha permesso di avanzare nell’impasse delle mie interrogazioni e di tentare il rischio e la scommessa di questo libro. Dato per assodato che la poesia è sempre politica, se non altro perché sconvolge l’ordine del linguaggio e scompiglia il racconto abituale del quotidiano, mi sono convinta che solo il segno poetico può fissare con forza in una qualche metafora di memoria lo straripare, il veloce fluire, e dunque anche l’immediato svanire, di quanto di violento e orribile di giorno in giorno sull’inerme accade. Il Salmo di Celan – quanto di più alto e compassionevole, sull’inerme, sia mai stato scritto – mi ha suggerito di dedicare, all’inerme, rose di pianto cresciute con il concime della parola, scegliendo alcuni casi esemplari della contemporaneità: né più atroci né meno atroci di tanti passati orrori della storia del Pianeta, ma non per questo da accettare o avallare. La vera novità del presente è che risultano immersi in un flusso temporale ormai fuggevole e veloce, affollato di fitti e rapidi particolari e che, proprio per questo, sono suscettibili di scomparire nel brusio e nella successiva distrazione del chiacchiericcio di fondo. Lavorando di documentazione, mi sono resa conto che anche l’abbondanza di notizie sull’oggi rischia di far perdere la percezione reale dell’orrore. E non solo perché è difficile distinguere il comprovato dall’inventato, ma perché il deviare delle interpretazioni e la ridondanza del linguaggio allontanano dal semplice, crudo, terribile fatto; dall’atto per quello che spietatamente è. Per questa ragione, e non solo per orientamento di lettrici e lettori, dopo la parte poetica ho voluto riportare in modo breve e scarno, senza connotazioni o giudizi, i fatti a cui i versi si riferiscono: i fatti, gli atti, narrano da sé e di sé. Non aggiungo altro: un libro, specie se vuole abitare la poesia, è tale se silenziosamente lascia il sentiero dei significati a chi lo percorre. Solo qualche ringraziamento: a Gabriella Musetti, da tanti anni infaticabile animatrice delle Residenze Estive di Duino; alle meravigliose persone, “vecchie e nuove”, che a Duino e dintorni ho potuto incontrare; e al mio compagno–giardiniere Giuliano Baglioni, che da tempo desiderava coltivare rose con me, e che ha unito la pietas del suo segno pittorico a quella della mia parola per queste rose di pianto. Umilmente, ma come nell’attitudine del canto di Celan: «al di sopra, ben al di sopra della spina». Laura Ricci 11 settembre 2016 per chi non ha paura a te che l’altro l’altrove il diverso non temi la rosa più incorruttibile offro la triste di pietà l’umile del perduto paradiso la fresca di cristalli la rugiadosa di pianto la melanconica di ognuno sorella lei, la palpabile di velluto e di raso la fragrante l’odorosa a te porgo la rossa di lampone che ogni bocca morbida afferra – la tenue ambrata che ogni occhio coglie la schiusa in petali di universale musica la rosa senza lingua senza dottrina senza orazione l’originaria la semplice che ognuno intende
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Ornella Cioni per “Rose di pianto” di Laura Ricci su Leggendaria
“Date da ricordare”. Una recensione di Ornella Cioni a “Rose di pianto” di Laura Ricci su Leggendaria
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Orvieto 10 12 17 «Rose di pianto» di e con Laura Ricci
Palazzo Simoncelli, Piazza del Popolo, 17, il 10.12.2017alle ore 17.00, Orvieto
Orvieto 16 9 17 Laura Ricci e Gabriella Musetti
Sala Museo Emilio Greco, il 16.09.2017alle ore 17.30, Piazza Duomo, Orvieto
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