L'uomo che volle farsi re
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Descrizione |
a cura di Franco Venturi La mia carrozza di terza classe era rimasta vuota finché non raggiunsi Nasirabad, quando salì un grosso signore dalle folte sopracciglia nere in maniche di camicia e, secondo l’abitudine dei viaggiatori di terza classe, scambiò due parole.» India, 1880. Il redattore di un giornale di provincia aiuta due singolari figuri a raggiungere il lontano Kafiristan dove – così dicono – essi saranno re. Peachey Taliaferro Carnehan e Daniel Dravot, giunti in Kafiristan, nell’Afghanistan nord-orientale, di villaggio in villaggio conquistano distese sconfinate. Fondano, a Bashkai, una Loggia massonica con tanto di tempio, rituali pseudo-esoterici e annessa simbologia. E già che ci sono, forti della sostanziale ignoranza di quelli del posto, dicono di essere dei; venuti da un luogo lontano, forieri di pace e benessere. Ma i due impostori vengono presto scoperti e sono costretti a un’inutile fuga: Dravot è gettato da un ponte tibetano, mentre Carnehan è costretto a vagare per giorni attraverso le valli innevate del Kafiristan con, in un sacco, la testa avvizzita del compagno. Questo il racconto che, tre anni dopo, lo stesso redattore apprende dalle parole di Peachey Taliaferro Carnehan che, irriconoscibile, schiantato dal dolore, rievoca quell’agghiacciante esperienza parlandone in terza persona.
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