Lavorare stanca
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Descrizione |
In appendice
Il mestiere di poeta (a proposito di Lavorare stanca) A proposito di certe poesie non ancora scritte La notte Ma la notte ventosa, la limpida notte che il ricordo sfiorava soltanto, è remota, è un ricordo. Perdura una calma stupita fatta anch’essa di foglie e di nulla. Non resta, di quel tempo di là dai ricordi, che un vago ricordare. Talvolta ritorna nel giorno
nell’immobile luce del giorno d’estate, quel remoto stupore. Per la vuota finestra
il bambino guardava la notte sui colli freschi e neri, e stupiva di trovarli ammassati: vaga e limpida immobilità. Fra le foglie che stormivano al buio, apparivano i colli dove tutte le cose del giorno, le coste e le piante e le vigne, eran nitide e morte e la vita era un’altra, di vento, di cielo, e di foglie e di nulla. Talvolta ritorna
nell’immobile calma del giorno il ricordo di quel vivere assorto, nella luce stupita. [16 aprile 1938] Lavorare stanca è la prima raccolta di poesie che Cesare Pavese pubblica nel 1936, a 28 anni, per i tipi di Solaria. Nel 1943, presso Einaudi, pubblica una «seconda edizione aumentata» (da 45 a 70 liriche), questa volta suddivisa in sei sezioni (Antenati, Dopo, Città in campagna, Maternità, Legna verde, Paternità). Il libro rappresenta l’esordio letterario di Pavese e tocca già tutti i temi che saranno poi presenti nella sua narrativa come l’infanzia, il silenzio, la solitudine, la donna, il sociale e la politica. |
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Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.
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