Coefore
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| Descrizione | 
| Nel 458 a.C. Eschilo ottenne la vittoria degli agoni drammatici delle Grandi Dionisie con l’Orestea, una trilogia costituita da Agamennone, Coefore, Eumenidi, l’unica del teatro greco a noi pervenuta per intero, e incentrata sulla storia degli Atridi, i discendenti di Atreo (il padre di Agamennone e di Menelao). Le tre tragedie presentano i momenti cruciali della successione di delitti che insanguinano la casa di Agamennone ad Argo. Nell’Agamennone il poeta mette in scena l’assassinio del conquistatore di Troia, ucciso a tradimento dalla moglie Clitennestra per vendicare la morte della figlia Ifigenia, sacrificata dieci anni prima dallo stesso Agamenone ad Aulide. La vendetta rimane il nodo cruciale della seconda tragedia, Coefore, perché anche la morte di Agamennone richiede di essere vendicata, e questo compito spetta al figlio Oreste, che riceve da Apollo l’incarico di fare a sua volta giustizia, uccidendo Clitennestra e il suo amante e complice Egisto. Il matricidio è dunque il nucleo problematico di questa tragedia. Nelle Eumenidi Oreste viene perseguitato dai dèmoni della vendetta, le Erinni, che lo inseguono fino ad Atene, dove egli verrà infine assolto dall’Areopago, il tribunale appositamente istituito da Atena per giudicare i delitti di sangue, ponendo così fine alla concatenazione inarrestabile di delitti e vendette che minaccia di annientare la stirpe. Quarta di copertinaCorifea Ma è legge: gocce di sangue a terra versate chiedono altro sangue; la strage invoca l’Erinni, e da quelli che furono uccisi morte ancora porta su morte. Indice testuale 7 Introduzione  49 Bibliografia   Coefore  40 Χοηφόροι  41 Coefore  139 Commento  223 Appendice iconografica Biografia dell'autoreEschilo, figlio di Euforione, nacque nel demo ateniese di Eleusi attorno al 525 a.C.; esordì sulle scene nel 499 e ottenne la prima vittoria negli agoni tragici nel 484. Prese parte attiva alla vita cittadina, combattendo nelle due guerre persiane, a Maratona nel 490 e a Salamina nel 480. Attorno al 470 a.C. venne invitato a Siracusa dal tiranno Ierone e qui rimise in scena i Persiani, che erano stati rappresentati ad Atene nel 472. Il poeta fece quindi ritorno in patria per qualche anno, ma poi si trasferì nuovamente in Sicilia dove morì, nel 456 a.C. La tradizione antica gli attribuisce un alto numero di opere: novanta drammi il lessico bizantino Suidas, settantatré o settantacinque altre fonti, ma solo sette tragedie sono sopravvissute: Persiani, Sette contro Tebe, Supplici, Prometeo incatenato e la trilogia Orestea, costituita da Agamennone, Coefore, Eumenidi. Roberta Sevierisi è laureata a Milano in letteratura greca. Si occupa, oltre che di drammaturgia eschilea, anche di lirica corale, in particolare degli epinici di Pindaro. Ha pubblicato numerosi articoli su riviste scientifiche. Per le nostre edizioni ha pubblicato: I frammenti di Pindaro, Epinici e Ditirambi di Bacchilide, I persiani di Timoteo, Elettra di Euripide e Agamennone di Eschilo. Corifea Ma è legge: gocce di sangue a terra versate chiedono altro sangue; la strage invoca l’Erinni, e da quelli che furono uccisi morte ancora porta su morte. | 
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