Lo specchio cieco
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Descrizione |
a cura di Ginevra Quadrio Curzio
testo tedesco a fronte «Per la prima volta Fini attraversava di sera, assieme a un uomo, il parco che aveva attraversato soltanto in pieno pomeriggio, quando sulle panchine beveva il sole la gente addormentata [...]. Il parco era diverso, più denso e scuro, caldo e benevolo. Non vedeva, Fini, quel che stava dietro agli alberi, quel che accadeva nel chiarore assordante dei lampioni, dei lampi argentati sospesi che facevano sprofondare in una notte più nera il tratto di strada fino al lampione successivo. Dalla terrazza, melodie fluivano attutite attraverso alberi dal fogliame spesso e deviate dal fruscio del vento della sera, più forti o lontane in onde dalla curva bizzarra, e il ritmo deciso di una marcia conosciuta nel viale oscuro si scioglieva in un valzer.»
Lo specchio cieco, un “piccolo romanzo”, fu scritto da Joseph Roth nel 1925, negli anni tra Prima e Seconda guerra mondiale. In una sorta di storia di formazione all’incontrario, Roth narra di come la giovane Fini, poco più che bambina, fallisca nel tentativo di crescere, diventare adulta e sfuggire all’atmosfera opprimente della famiglia e di una Vienna cupa, in cui la vita appare senza prospettive, e si abbandoni a una serie di passioni infelici e infine fatali. In un racconto in cui la prosa ha la carica musicale, immaginifica e di penetrazione del reale della poesia, il naufragio di Fini diventa specchio di un mondo che, dopo l’inabissarsi dell’Impero asburgico con il suo crogiuolo di identità e culture diverse, non sa ritrovare un’immagine in cui riconoscersi e, in balia delle forze incontrollate della tecnica e di ideologie nazionaliste, si avvia al disastro del Secondo conflitto mondiale. |
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Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.
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