Chiudendo gli occhi...
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Descrizione |
Scriveva la filosofa María Zambrano nell’ultimo suo libro Los sueños y el tiempo, apparso postumo nel 1992: «Ogni sogno è un viaggio. E così ci fermiamo in essi come in una città o paraggio strano dove non possiamo far niente. Ogni sogno ci lascia come siamo soliti stare, in un luogo sconosciuto in cui siamo arrivati per sbaglio... Nella veglia stiamo andando verso qualcosa, e si arrivi o meno alla meta, il nostro movimento è un andare, uno stare andando verso. Nei sogni è il contrario; sono essi che ci si presentano dinanzi... Ma forse il sogno assomiglia ancor più alla scoperta di un errore proprio, che ha avvolto tutta la vita e tuttavia è un risveglio. Risveglio che la trasforma in un errore, quando la nuova verità non ha ancora dettato la sua sentenza né ha indicato il cammino da seguire; poiché in questo momento, l’Io è rimasto senza sede, e non può sentirsi solidale con tutto l’errore passato né scopre ancora il futuro, non sa cosa fare e resta per aria.»
Il viaggio che insieme abbiamo intrapreso nel milanese carcere di Opera, scrivendo sogni sfuggiti all’oblio del mattino, ha visto scaturire i sogni di uomini tra le sbarre in un luogo che ne è privo, che li uccide, che li deforma. Li ammutolisce, perché troppo i sogni sono strettamente connessi alla vita che andiamo vivendo. Se questa non può essere sognata nella libertà, nel lavoro, nella onestà, è una vita che rinuncia a cercarsi. Lentamente spegnendosi e mutando la vitalità del sognare in un annuncio di morte. Dove però la scrittura, se amata, se perseguita, se ci muta essa stessa in un sognare, può condurci verso un diverso risveglio, in un’attesa meno infelice che più non spaventi. Questa è la storia di un gruppo di uomini che ora sanno sognare con minor sofferenza, perché i loro sogni li hanno – per merito loro – trasformati in parole da donare ad altri, e senza più vergogna.
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Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.
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