La casa del respiro - poesie
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Descrizione Articoli |
introduzione di Tahar Ben Jelloun
Gli occhi aperti e l'anima al fondo degli occhi, Luis Mizón scrive, o piuttosto traduce, quello che noi non vediamo o che ci dimentica nel suo passaggio. Parla di luce e d'abisso perché ha imparato presto a vivere separato dalla terra, e conosce il prezzo dell'assenza. È ciò che lui chiama «il sangue delle confessioni e delle lacrime». Porta nella pelle, nello sguardo, in questa presenza densa e leggera la memoria dolorosa del paese. Non c'è da stupirsi che le sue parole vadano cercando un inquilino in cielo e ricadano vuote, senza speranza. Questa erranza del poeta, la dice cesellando le parole come un artigiano analfabeta, cioè preciso, rigoroso e soprattutto non cerebrale. Le sue poesie sono una sorte. Una compagnia dei momenti di perdita. Sono la solitudine e la presenza con infine questa luce venuta dal fondo dell’anima che mostra il cammino non della riuscita ma della memoria che non si arrende. Luis Mizón ha una firma, come si dice di un pittore. Ed è tra l’altro disegnatore e pittore. Le due espressioni si incrociano per dire o suggerire ciò che non può essere articolato, che resiste alla scrittura o alla parola immediata.
Articoli che parlano di La casa del respiro - poesie
Luis Mizón (voce)
Luis Mizón legge "Le barrage" (La diga) tratta da "La casa del respiro" (traduzione di Mia Lecomte)
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