Fatrasies
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Il genere poetico della fatrasie nel Medioevo fu estremamente popolare e diffuso, prima di cadere nell’oblio ed essere riscoperto dal surrealismo e poi nuovamente studiato in modo sistematico a partire dagli anni Sessanta del 1900. Storicamente, la fatrasie fa la sua comparsa nel secolo XIII nella Francia del Nord, attorno all’Artois e alla Piccardia, a opera di autori perlopiù anonimi (l’unico autore di fatrasies di cui sia tramandato il nome, assieme a un corpus di componimenti, è Philippe de Beaumanoir, giurista vissuto tra il 1254 e il 1296). La presente raccolta dell’insieme dei poe-mi fatrasici arrivati sino a noi, permette di riscoprire una poesia che pur basandosi su precisi e rigidi schemi metrici, ritmici e sonori, è affine per spirito e rappresentazione del mondo al rovesciamento anarchico di tutti i valori tipico delle pratiche carnevalesche. Nel gusto della sovversione della logica comune a favore di una logica onirica e di accostamenti insoliti, spiazzanti, instabili, è possibile scoprire una poesia molto vicina per certi versi a una sensibilità poetica moderna e dagli esiti spesso comici e inattesi. Quarta di copertinaUn orso impiumato fece seminar del grano da Douvres a Wissant; una cipolla pelata era pronta a cantare là davanti, quando su un rosso elefante arrivò una lumaca armata che andava gridando: «Figli di puttana, orsù, venite! Faccio versi dormendo». Indice testuale5 Prefazione 7 Introduzione 45 Nota informativa 53 Bibliografia Fatrasies 131 Fatrasies di Beaumanoir 145 Fatrasies di Watriquet Biografia dell'autoreDaniela Musso ha curato la traduzione italiana degli Évangiles des quenouilles e la traduzione francese dei Cantari arturiani. Si è occupata di teatro medievale francese, in particolare del Jeu de la Feuillée e dei Miracles de Nostre Dame par personnages. Un orso impiumato fece seminar del grano da Douvres a Wissant; una cipolla pelata era pronta a cantare là davanti, quando su un rosso elefante arrivò una lumaca armata che andava gridando: «Figli di puttana, orsù, venite! Faccio versi dormendo». |
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