Alfabeti dimenticati
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Se è vero che Linda Mavian intuisce e possiede fin dall’inizio la cifra propria, ovvero quella alla quale resterà fedele, un lavoro pregresso di selezione dei propri testi, da supporre particolarmente esigente, deve aver sovrinteso alla ricerca di una sempre più rigorosa e sostanziale unità da individuare nell’equilibrio delle quattro sezioni del libro, nella struttura reciprocamente omogenea dei singoli componimenti e nella consistenza di ciascuno di essi di non di più di 2 quartine e comunque di non oltre 10 versi. Questa base epigrammatica, consolidata dall’assenza di punteggiatura (ostinata e felicemente costante in tutta la produzione poetica di Mavian) o di altra segnaletica graficamente separativa, non prevede l’inserto di parallelismi che esulino da assonanze e semirime, oppure rime (mai cantabili) costruite con i suffissi nominali, così come avviene automaticamente in una conversazione o soliloquio nella lingua quotidiana. Lo snodo dalla frammentazione alla narratività si prefigura nel fantasma irreversibile di un tu, di un doppio che fa da guida, interrompendo i sogni e i ricordi, stanando la poetessa dal bunker stesso della poesia. Il cosmopolitismo avvertibile nel plurilinguismo di alcuni suoi momenti e di aspetti della sua personalità, può ricordare Vittoria Aganoor Pompilj, alla quale la associa a distanza la comune origine armena.
dalla prefazione di Alessandro Scarsella Quarta di copertinaalfabeti dimenticati ne rimane un riverbero sonoro come ero erano loro campi elisi sorrisi riflessi di narcisi strade polverose rose sandali ali Indice testuale5 «Così a volte anch’io canto» − La poesia come secon- da nascita di Alessandro Scarsella Alfabeti dimenticati trascrizioni 17 avevo una stanza 18 era una punta di freccia di ossidiana 19 carte geografiche di confini scomparsi 20 avevo la stessa intensità 21 poi mi porta in giardino 22 ascolto una canzone 23 otto minuti dopo un tramonto già sciolto 24 eravamo insieme in una casa ti mostravo qualcosa 25 dovevo solo aspettare 26 le indicazioni scorrono veloci 27 alfabeti dimenticati vocali di pioggia 31 le vite degli altri 32 la voce proveniva da lontano 33 fisionomia remota 34 la nostra scrittura era uguale era diversa 35 non potevo diversamente 36 era vasta la spiaggia 37 attendevamo che la marea 38 è un last name azzurro che fa rima con la vita 39 la vita che ancora non immagino 40 album nella pagina seguente 43 uno dei rami dell’albero 44 il vento sfiora i vestiti dei fiori 45 sul letto il mio dna pesa poco 46 piccoli regali al mio 47 l’angolo in cui stavo ha 48 se desideri che si avveri la storia 49 chiudo gli occhi la stanchezza 50 fermo immagine 51 Ariminum 52 les bleuets – rue des – sulla pista titoli di coda 55 è impalpabile la dimensione temporale 56 alla luce del sole due mesi prima dell’inverno 57 il libro protetto in una tasca 58 è qualche nota sopra il reale 59 ricopio per te qualche codice 60 nella precarietà in cui abito 61 il vento mi tesse un vestito di campo 62 per alcuni momenti sto bene 63 ero fuori nella stazione 64 un dialogo trovatore 65 in questi ruscelli di pioggia Biografia dell'autoreLinda Mavian vive a Venezia, dove è nata da famiglia di origine armena. Ha lavorato presso la Regione del Veneto nel settore dei beni culturali e del paesaggio, ambito nel quale è autrice di pubblicazioni e contributi. Collabora a riviste culturali. Nel 2016 è stata presentata a Stoccarda la composizione Flashback del maestro Claudio Ambrosini, per flauto, soprano, violoncello, con un suo testo. È tradotta in armeno, cinese, francese, spagnolo. È presente in raccolte antologiche italiane e straniere. alfabeti dimenticati ne rimane un riverbero sonoro come ero erano loro campi elisi sorrisi riflessi di narcisi strade polverose rose sandali ali |
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