Dimore
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I racconti di Piero d’Alfonso sono delle immersioni lente e meditative in mondi marginali, liminali, dove il dettaglio si fa universale e l’abbandono cela una testarda, silenziosa persistenza della vita. La sua scrittura, di una prosa colta, riflessiva e magnificamente elaborata, non racconta semplicemente delle storie: le costruisce pietra dopo pietra, come un artigiano, invitando il lettore a sostare, a osservare, a ricomporre insieme all’autore il senso profondo di luoghi e personaggi dimenticati. Ogni racconto è un’accurata esplorazione di un luogo trascurato o segreto. Che sia un bastione di periferia, un’immensa fabbrica sotterranea, un falansterio per anziani o una yurta nel deserto del Gobi, Piero d’Alfonso lo disseziona con la precisione di un architetto o di un geologo dell’anima. Attraverso descrizioni minuziose, ci mostra non solo ciò che è, ma anche ciò che è stato e, soprattutto, ciò che potrebbe essere. Egli esplora i confini, geografici ed esistenziali, per raccontare storie di resistenza umana e bellezza ostinata. Un vecchio maestro di musica in una casa di riposo, un enigmatico abitante di un bastione, un artigiano che in una fabbrica segreta costruisce un vagone sontuoso: sono i protagonisti di questi racconti, figure solitarie che custodiscono un’umanità autentica e fuori moda. Con uno sguardo unico, sospeso tra realismo e incanto, l’autore trasforma l’incuria in poesia e il degrado in un palcoscenico di storie indimenticabili. Quarta di copertina«Non le posso davvero dimenticare quelle sere e l’impronta a terra del buio e i sigilli della brace rossa di Ayrat che fuma e le riprese stelle sopra il silenzio e le intermezzate parole e silenzio ancora e parole. Nella notte. Quando la Zaya arrivava dal buio e posava a terra il vassoio di tè caldo bollente e riparava il proprio marito e me con quelle pelli morbidissime di leopardo e – tutto al buio da dove veniva – ritornava alla yurta. C’era un senso di veglia che diceva del mistero del posto.» Indice testuale 5 Introduzione
Dimore
11 Bastione
15 Vagone Fürstenberg
25 Bosco
59 Rifugio
65 Yurta
89 Jodlerin
101 Caffè Biografia dell'autorePiero d’Alfonso (Milano 1941) è architetto, insegnante, esperto di formazione e studioso di Scienze cognitive in ambito pedagogico. Tra i vari saggi pubblicati, ricordiamo Semantica del verbo (FrancoAngeli, 2001), in collaborazione con Vanni Savazzi e Caterina Rossi e La dimensione parallela. La dispersione scolastica nell’immaginario e nelle aspettative di testimoni privilegiati (Erickson, 2003), in collaborazione con Donata Fabbri. Per GM Libri sono usciti, nel 2022, Tue membra e, nel 2024, Nina. «Non le posso davvero dimenticare quelle sere e l’impronta a terra del buio e i sigilli della brace rossa di Ayrat che fuma e le riprese stelle sopra il silenzio e le intermezzate parole e silenzio ancora e parole. Nella notte. Quando la Zaya arrivava dal buio e posava a terra il vassoio di tè caldo bollente e riparava il proprio marito e me con quelle pelli morbidissime di leopardo e – tutto al buio da dove veniva – ritornava alla yurta. C’era un senso di veglia che diceva del mistero del posto.» |
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