Ma d'ogni cosa resta un poco
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Descrizione |
Questo libro dà conto di un doppio smarrimento: quello del senso della società umana, del mondo in cui ci troviamo a vivere e della Storia e quello più strettamente individuale del senso della propria vita. Lo si può vedere come un lungo e sofferto cammino di elaborazione in vista di un superamento e di ricerca di una possibile risposta.
Roberto Veracini dice che si tratta del suo libro “più intimo e più politico”. In effetti in esso coesistono, o meglio quasi vi si contrappongono, un aspetto intimistico che ripercorre la vita dell’Autore, partendo dalle figure dei genitori e risalendo attraverso l’infanzia, il ragazzino che è stato, e poi attraverso l’adolescenza su su fino al fiorire della giovinezza, alla sua ricchezza di fermenti, di speranze, di gioiose aspettative e succhi e germogli, e un aspetto in senso lato “politico” che diventa grido di dolore e di denuncia. In questo cammino, il poeta dunque, al di là dell’omologazione e dell’appiattimento, dello straniamento che oggi soffocandoci sembra voler annientare tutti quei valori che sono tuttavia tuttora profondamente radicati nel profondo della nostra umanità, cerca di recuperare una qualità si spera indistruttibile della Persona tentando una ricostruzione del Senso a partire dalle radici. E dando così voce a un bisogno, oggi, di tutti noi. dalla prefazione di Donatella Bisutti La raccolta per la sua struttura, le sei sezioni, la cura quasi didascalica dei titoli delle liriche e delle dediche, ricorda una galleria espositiva, un album della memoria, un tenero cammino sulle fertili erbe del ricordo, anzi dei ricordi luminosi. Una strada solo apparentemente lineare, un lungo colloquio con le Ombre che implica un inabissamento nella storia della sua sensibilità di poeta, nel suo vivere sempre con passione. Il denominatore comune di tutto il cammino è comunque l’amore, la vicinanza, la volontà di raffinarsi e di esercitare il mistero della comprensione e della compassione, la convinzione che, appunto, di «ogni cosa resti un poco» e che ogni vita è sempre il risultato degli incontri, intellettuali, personali, collettivi, che fanno di noi quello che siamo riusciti a diventare. Una raccolta questa che io definirei transfigurativa, ricca di improvvise manifestazioni epifaniche. Confesso che le brevi strofe della raccolta, composte da piccoli versi “solitari” che proiettano ombre che sembrano tremare nella brevità invernale del crepuscolo, così eleganti e levigate, mi hanno fatto pensare a un mosaico di occasioni emotive, a echi lunghissimi che parlano di una umanità solo apparentemente umiliata perché dotata di una tenace, indomita volontà di resistere, di difendere la nostra unicità di creature che non si addormentano proprio per non “generare mostri”. dalla postfazione di Daniele Luti Se d’ogni cosa resta un poco Sarà stato un sogno? Soltanto un sogno? Tutto questo rumore intorno, questo agitarsi e morire, le emozioni di un attimo, le brevi rivelazioni dell’anima, i volti, gli sguardi, la luce dentro, le cose apparse e perdute... Soltanto un sogno, dunque? Se d’ogni cosa resta un poco, che resterà di questa corsa negli anni, la vita in un battito d’ali, un soffio nel tempo, così, un sospiro nell’universo e poi più niente? Oppure |
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Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.
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