La terra delle piogge rare
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Pubblicato per la prima volta nel 1903, The Land of Little Rain di Mary Hunter Austin è considerato uno dei testi fondamentali della letteratura naturalistica. L’opera è composta da quattordici capitoli che descrivono il variegato paesaggio dell’ecosistema del deserto californiano del Mojave.
Nelle pagine del libro le sorgenti appaiono e scompaiono, le piante sono capaci di trasformare la scarsità d’acqua in forza, gli animali vivono in un equilibrio sorprendente, e le persone – minatori, pastori, i membri delle tribù native – conoscono il territorio meglio di chiunque altro.
Austin non mitizza e non giudica: osserva, ascolta, restituisce. Il suo libro è una cura contro la superficialità: ci ricorda che la bellezza è spesso nascosta, che l’essenziale non si impone mai, e che la natura non è qualcosa da dominare, ma una realtà con cui allearsi.
Le sue pagine catturano il paesaggio, dalle colline bruciate alle praterie assolate, così come la ricca varietà di vita animale e vegetale e i pochi esseri umani che abitano quella terra. È in particolare ai nativi americani che la scrittrice dà voce in quanto popolo da tutelare e con una cultura da salvaguardare e valorizzare, in una natura, spesso personificata, che si rivela magica, mistica ed eloquente e che si può sicuramente considerare la protagonista centrale di questa opera.
Quarta di copertinaL’aria del deserto è pervasa da una palpabile atmosfera di mistero che nutre leggende, specialmente quelle di tesori perduti. Da qualche parte all’interno dei suoi desolati confini, se si vuole dar credito a quel che si dice in giro, c’è una collina disseminata di pepite d’oro; un’altra solcata da un filone d’argento vergine, il letto argilloso di un antico fiume dove gli Indiani raccoglievano la terra per farci vasellami da cucina, che modellavano impastandoli con granelli d’oro massiccio. I vecchi minatori che vagano ai margini del deserto, i volti fulvi, segnati dalle intemperie come i colli del posto, vi racconteranno storie del genere con gran convinzione, e basterà un breve soggiorno in quelle terre perché crediate loro sulla parola. Indice testuale5 Nota introduttiva
The Land of Little Rain
10 Preface 11 Prefazione
16 The Land of Little Rain
17 La terra della pioggia rara
40 Water Trails of the Carrizo
41 Le vie d’acqua del Ceriso
64 The Scavengers
65 Gli spazzini dell’aria
82 The Pocket Hunter
83 Il cercatore d’oro
102 Shoshone Land
103 Terra shoshone
124 Jimville. A Bret Harte Town
125 Jimville. Una città per Bret Harte
146 My Neighbor’s Field
147 Il campo del mio vicino
164 The Mesa Trail
165 Il sentiero della mesa
184 The Basket Maker
185 La cestaia
204 The Streets of the Mountains
205 Le strade di montagna
226 Water Borders
227 Confini dell’acqua
248 Other Water Borders
249 Altri confini dell’acqua
270 Nurslings of the Sky
271 Nutriti da cielo
292 The Little Town of the Grape Vines
293 Il villaggio di Las Uvas 315 Note Biografia dell'autoreMary Hunter Austin (1868-1934) è stata una delle prime e più importanti scrittrici naturalistiche dell’Ovest americano. Nata in Illinois, si trasferì giovane in California, dove visse per anni in una piccola comunità vicino alla valle di Owens, a ridosso della Sierra Nevada. Fu lì che sviluppò la sua profonda conoscenza dell’ambiente desertico e della cultura delle popolazioni native, in particolare Paiute e Shoshone.
Autrice prolifica – romanzi, saggi, teatro, studi antropologici – Austin è ricordata soprattutto per la sua capacità di unire osservazione scientifica, lirismo e critica sociale. Fu una voce femminile indipendente e spesso controcorrente: denunciò l’abuso delle risorse idriche, criticò la colonizzazione culturale dell’Ovest e difese i saperi indigeni quando quasi nessuno lo faceva.
Negli ultimi anni della sua vita visse a Santa Fe, nel Nuovo Messico, dove contribuì alla nascita di un vivace ambiente artistico e letterario. La sua eredità è oggi riconosciuta come fondamentale nel filone della nature writing nordamericana e nel pensiero ecologico ante litteram. L’aria del deserto è pervasa da una palpabile atmosfera di mistero che nutre leggende, specialmente quelle di tesori perduti. Da qualche parte all’interno dei suoi desolati confini, se si vuole dar credito a quel che si dice in giro, c’è una collina disseminata di pepite d’oro; un’altra solcata da un filone d’argento vergine, il letto argilloso di un antico fiume dove gli Indiani raccoglievano la terra per farci vasellami da cucina, che modellavano impastandoli con granelli d’oro massiccio. I vecchi minatori che vagano ai margini del deserto, i volti fulvi, segnati dalle intemperie come i colli del posto, vi racconteranno storie del genere con gran convinzione, e basterà un breve soggiorno in quelle terre perché crediate loro sulla parola. |
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